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lunedì 8 luglio 2013

Nurburgring, la Ferrari "alla Nereo Rocco" è nel pallone

di Marco D'Alessandro - Se la Ferrari ha tentato, invano, di riportare in auge Nereo Rocco (cit. Turrini), Gary Lineker potrebbe aggiornare una sua famosa frase sul calcio in cui vince la Germania: in Formula Uno cambiano regole, gomme e quant'altro, ma alla fine vince sempre Sebastian Vettel. E alla Ferrari, al contrario, il leit-motiv è sempre quello che ha insegnato la storia recente: c'è un Fernando Alonso che salva la faccia e tutto il resto è noia, come cantava il Califfo. Il weekend del Nurburgring non risparmia emozioni e colpi di teatro di cui, anche questa volta, non hanno certo fatto gran pubblicità al circus, sette giorni dopo Silverstone.

Il sabato della qualifica è nel segno del "nostro" Giulio Delfino che imperversa su twitter e a più di un'ora del primo semaforo verde di prove ufficiali, fa il colpo e preannuncia che in Ferrari stanno preparando sorprese. Lo dirà anche al primo collegamento di Sabato Sport: potrebbe essere scoinvolta la lotta per la pole e la Q3 sarà sacrificata. Gomme dure i due rossi, gomme morbide per gli altri che sul giro secco, si giocano lo schieramento. I nostri complimenti a Delfino, che ha avuto il guizzo prima di tutti gli altri. Tornato sul posto, dal vivo, l'unico uomo di RadioRai riesce ad avere LA notizia che gli eserciti d'inviati televisivi non avevano acchiappato. Nel nostro sunto della qualifica, lo tributiamo con l'immagine del suo tweet.


Complimenti a Delfino che arriva prima di tutti, non altrettanto a chi ha avuto l'idea. Facendo quello che il Vecchio Ferrari bollava come ingegneria del lunedì, il risultato della gara rossa è stato sotto gli occhi e all'ascolto di tutti. Non solo. La tattica ferrarista ci ha mostrato, ancora una volta, una delle facce peggiori della F1 moderna. Ovvero, la qualifica che non è più qualifica, che non è più quella del giro della morte, che non è più quella dell'ossessione del miglior tempo e della partenza al palo. Quella che non è più adrenalina e non è più lo spettacolo del pole-man che cambia in continuazione. C'era una volta la qualifica del sabato che si racchiudeva in un'ora in cui tutti scendevano in pista con gomme nuove e serbatoio scarico: uno spettacolo vero che era adrenalinico come la gara, se non di più. La qualifica era talmente qualifica che il povero Gilles Villeneuve, in quella maledetta Zolder, perse la vita al fine di cercare ossessivamente il tempo e di scavalcare il compagno di squadra Didier Pironi, dopo lo sgarbo indigeribile di Imola.
Da ormai undici anni, le qualificazioni hanno subito innumerevoli cambi di formato, fino ad arrivare alla sbobba attuale collegata strettamente alla gara, alle gomme da usare in partenza alla domenica, a dieci minuti finali di farsa in cui si corre solo negli ultimi due, a tattiche in cui si abortisce la qualifica. A tattiche come quelle di una Ferrari in pesante ritardo di prestazioni che crede di cavare il ragno dal buco partendo da dietro. L'antisport, quando si rinuncia, di fatto, a competere. E alla fine ci si può anche accontentare di ascoltare la radio e conoscere le informazioni, perché ormai quella del sabato non è più un'attrazione imperdibile. Tutt'altro. 
La Ferrari ha avuto la sua intuizione. Delfino alle 14, afferma in diretta: "Se in Ferrari, dopo la seconda manche, saranno più lenti perfino della Lotus, allora agiranno". La cosa ha stupito anche lo stesso cronista (e la gran fetta di osservatori e appassionati) dopo che dalla Q2, Massa e Alonso risulteranno addirittura tra i più veloci, magari in grado di azzannare una seconda fila in griglia. Magari con un Felipe Massa in più, sempre davanti al compagno nelle sessioni di giornata: "Ma l'antidoping te l'hanno fatto per questo motivo?", gli chiederà lo scatenato Delfino in conferenza stampa, suscitando l'ilarità.



Ma dura fin troppo poco quell'illusione che la Ferrari avesse avuto una trovata degna dei tempi di Schumi, Todt e Brawn e di quando tremare il mondo faceva. Così come Felipe dura quattro giri, il tempo di un ritiro grottesco e banale, di un antistallo che in Ferrari escludono da problemi tecnici, che il pilota brasiliano ovviamente non riesce a spiegarci, che ad Alonso non accadranno mai, che i tifosi del Cavallino continuano a dover sopportare e che dalle cronache di Delfino è ormai commentato con toni di rassegnata ovvietà e di: "Ma 'ndo 'sta la novità?". La mitica tattica ferrarista delle gomme medie in partenza si arena al pit stop di Alonso dopo appena 13 giri e quasi in contemporanea al cambio gomme di quelli che comandavano la gara, ma a gomme morbide. Dalla Ferrari fanno sapere che faceva troppo caldo per le gomme. 24 ore prima si auguravano il caldo, per la riuscita del capolavoro.
Gli episodi aiutano Fernando a ricucire lo strappo e restare in gruppo. Lo spavento della gomma montata male e persa da Webber che colpisce un operatore televisivo (per fortuna, niente di grave) e la folle Marussia di Bianchi prima a fuoco e poi, appunto, in folle, che per inerzia si mette in movimento in discesa attraversando la pista ("mai visto niente del genere", dirà un allibito Delfino) e che necessiterà dell'ingresso della Safety Car. In tutto questo, siamo di fronte a due nuovi episodi in cui si comincia a scherzare un po' troppo con la sicurezza.
A gruppo ricompattato, Delfino prova a sperare che lo spagnolo possa addirittura vincere, speranzoso in un ritmo gara che la Ferrari, invece, sembra aver smarrito all'ultima vittoria a Barcellona. il 12 maggio scorso. La Ferrari non va, prova ne sia il duello con la Mercedes di Hamilton (poleman, ma risucchiato in gara) che riesce a difendersi. Duello che è stato il momento migliore del fine settimana, tra due cagnacci e due fuoriclasse di razza, ma che non abbiamo potuto ascoltare in diretta, a causa delle pause musicali in Domenica Sport, che ha dedicato meno spazio al Gr rispetto a Silverstone.
La Safety Car porterà Alonso al quarto posto e al quarto posto terminerà la sua gara, che non migliorerà nemmeno cercando di sfruttare il margine finale della tattica di schierare le gomme morbide nel finale di gara: Alonso che non riesce ad attaccare la Lotus a gomme medie e rimane giù dal podio è una fotografia impietosa di come la Rossa stia attraversando una fase particolarmente critica.
I giri finali sono scoppiettanti, Delfino cerca nuovamente di rinvigorire la domenica grigia di Alonso, provando a ipotizzare uno scenario con Raikkonen vincitore davanti a Vettel e lo spagnolo sul podio. Non cambierà nulla, nel finale. Chi ha montato la gomma morbida ha dovuto desistere e non è riuscito nel colpo. Niente da fare per Alonso, niente da fare per Raikkonen, che rimane nel rimpianto di aver potuto vincere la gara se l'ultimo post fosse stato anticipato di qualche giro o se proprio non ci fosse stato.
E alla fine, appunto, gira e gira, tattica o non tattica, a vincere è sempre Sebastian Vettel sulla sua Red Bull. Una vittoria difficile e sudata fino all'ultimo, conquistata fin dal via col sorpasso su Hamilton allo scatto, una guida chirurgica senza alcun margine di errore per tutta la corsa, una vittoria da campione del mondo e figlia non solamente dell'eccellente monoposto che guida. 30° hurrà della carriera, prima volta nella sua Germania in cui sembrava maledetto e +34 sul più diretto inseguitore, che sarebbe Alonso. Ma che ad oggi, più che un candidato al titolo, è l'uomo che ad ogni gara salva la faccia ad una Ferrari che corre con un solo pilota ed è più lenta di almeno due team (se non tre) da tre anni a questa parte. Dal 2010, da quando Alonso corre sotto le insegne del Cavallino ed è costantemente chiamato ad aver supplire col suo talento e la sua ferocia ad una vettura all'eterno inseguimento. Filippo Corsini ha la sventura di leggere un sms critico sul pilota di Oviedo, Delfino liquida: "Non c'è nemmeno bisogno di rispondere, date ad Alonso una Red Bull e poi...".  Ed è però costretto a dover notare che Vettel sia ormai prossimo al sorpasso su Alonso anche nel numero di vittorie e con quasi cento Gran Premi in meno sul groppone..


Severe riflessioni accompagneranno la Ferrari nelle prossime tre settimane che precederanno Budapest (in chiaro con diretta Rai), giro di boa di un Mondiale che era partito decisamente bene ma che ora attraversa la fase più difficile. Dopo la gara, Alonso ha mostrato il consueto carattere dell'ultimo a gettare la spagna e promette la riscossa in Ungheria, ricordando di come nello scorso 2012, l'estate splendeva su Maranello e sulla sua leadership nel Mondiale, poi svanito in Autunno. Ma ora le parti sono invertite e il connubio Vettel-Red Bull sembra quello di sempre. Fatto per vincere e dominare. Così come quella Ferrari emana le sensazioni di sempre. Pessimiste.

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