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venerdì 13 maggio 2016

Radio Corsa - Il Punto sul Giro (03)

#tuttoilcalcioblog
di Stefano Stradotto

Il Giro d'Italia comincia a risalire la penisola e torna con il terzo appuntamento il nostro spazio dedicato alla corsa rosa.
Apriamo tornando indietro alla tappa di Benevento, che ha visto proseguire il dominio tedesco nelle volate con il successo di Greipel; ci soffermiamo invece per qualche riga sulla questione regolamentare che ha tenuto banco nel dopo-tappa. La caduta dell'estone Taaramae ha infatti causato un frazionamento del gruppo, lanciato verso lo sprint a circa un km dal traguardo, con conseguente buco di 4" che per quanto riguarda gli uomini di classifica ha avvantaggiato Valverde e penalizzato tutti gli altri, Nibali in testa. La giuria ha infatti ritenuto, oseremmo dire a dispetto dell'evidenza, che i corridori rimasti attardati non fossero stati penalizzati dalla caduta del corridore estone; qualora fosse stata ammessa l'effettiva incidenza della sua scivolata sul frazionamento, avrebbero dovuto accreditare tutti dello stesso tempo, cosa che invece non è avvenuta.
Al di là del fatto che 4" rappresentino uno scarto irrisorio, resta la questione di principio: se in tappe con arrivo in volata è prevista la neutralizzazione del tempo della generale in caso di incidenti o cadute, la neutralizzazione stessa non dovrebbe essere soggetta ad interpretazioni della giuria. Ma la norma è scritta in maniera tanto approssimativa che, in certi casi, si potrebbe arrivare addirittura al paradosso che un corridore caduto venga accreditato dello stesso tempo del vincitore, mentre chi è costretto a frenare alle sue spalle no, perchè non vittima in prima persona di un incidente.. Insomma, una falla evidente nella casistica di questo tipo di frazioni che sarebbe meglio tappare in fretta e con chiarezza.

                              il traguardo dei 4" della discordia ripreso dall'"inviato" di Tuttoilcalcioblog
                                                    Francesco Del Giudice
                                         

E veniamo alla tappa conclusa poche ore fa, forse la più attesa della prima settimana, trattandosi del primo arrivo in salita di questa edizione.
Si scrive arrivo a Roccaraso Aremogna, si legge sagra degli errori da parte dell'Astana di Vincenzo Nibali e del d.s. Beppe Martinelli. Una condotta di corsa inspiegabile ha infatti spianato la strada, in primis al vincitore di giornata Wellens, ma soprattutto alla maglia rosa Dumoulin.
Prima parte dell'ascesa finale (salita semplice) condotta con andatura regolare ma discretamente sostenuta prima dalla Lampre di Ulissi, poi dalla Movistar di Valverde, quindi proprio dall'Astana; l'ideale sarebbe a questo punto lasciare la squadra in testa al gruppo maglia rosa, visto che Nibali può contare ancora su quattro uomini in grado di alternarsi a tirare, alzando magari via via il ritmo (cosa quantomai fattibile su una salita così pedalabile) per testare in special modo la condizione di Landa, apparso in difficoltà sullo strappo di Praia a Mare. A una decina di km dalla vetta, scatta invece uno dei gregari di Nibali, Jacob Fuglsang. Lo svizzero è a poco più di 30" secondi da Dumoulin in classifica, l'intento di Martinelli dall'ammiraglia è sia quello di far lavorare la Giant dell'olandese, sia quello di avere un punto d'appoggio per un eventuale tentativo di Nibali, ed in terza battuta, non fossero andate in porto le prime due opzioni, male che vada prendere la maglia proprio con Fuglsang. Tre ragionamenti in una sola mossa, ma a nostro avviso tre abbagli, come confermerà poi lo sviluppo della corsa: Dumoulin si mette infatti a ruota di un compagno al quale chiede ritmo regolare, non si scompone e non si spreme, giustamente, per andare a riprendere Fuglsang, prima parte della tattica Astana subito neutralizzata. Per quanto riguarda gli altri due punti, l'errore è di concetto: Nibali anche in caso di azione decisa avrebbe raggiunto il compagno sì e no agli ultimi 2 km, potendo trarre dunque beneficio dal suo aiuto in sostanza per qualche centinaio di metri al massimo.. Infine, l'opzione del "mal che vada prendo la maglia con Fuglsang" non dovrebbe avere ragione d'essere, in un Giro in cui tutti i compagni dal primo all'ultimo metro devono essere proiettati al bene del proprio leader, piuttosto che essere spremuti in azioni inefficaci, o ritrovarsi perfino con una maglia rosa da gestire con conseguenti svantaggi superiori ai vantaggi.
Se già di primo acchitto la mossa pare deleteria, quello che avviene dopo è anche peggio: Nibali scatta ai -3 km, guadagna un centinaio di metri, ma si trova poi immediatamente in un tratto di falsopiano e controvento; Nieve della Sky tira per Landa e lo riprende, ed è in quel momento che parte al contrattacco la maglia rosa Dumoulin. Nibali paga lo scatto, non riesce a rispondere, solo Pozzovivo e Zakarin tengono la scia del leader della corsa. In questo caso l'errore è di Nibali stesso, che dall'alto della sua esperienza sa perfettamente di non essere in una giornata eccellente ma tenta nonostante questo l'attacco, ed in secondo luogo lo fa in un tratto che spiana immediatamente (e qui c'è anche un difetto di comunicazione con l'ammiraglia).
Nel frattempo il terzetto della maglia rosa raggiunge Fuglsang che, poverino, non sa ormai più che pesci prendere, se insistere nell'azione, restare a ruota, farsi staccare per attendere Nibali... Quello che fa in realtà è il completamento della giornata paradossale dell'Astana, cioè restare a tutta in testa al gruppetto, il che diventa di fatto come tirare per Dumoulin.. Quantomeno lo svizzero riuscirà a prendersi in volata la seconda posizione, togliendo all'olandese secondi di abbuono. Nibali invece perde terreno anche da Uran, Majka, Valverde e chiude nelle ultime posizioni del gruppetto, sconfitto e irritato. Il timore è che in casa Astana, per Nibali, ci sia ancora poca serenità come accaduto al Tour dello scorso anno. Quanto a Martinelli, già lo scorso anno non aveva affatto convinto la sua tattica nella gestione della convivenza Aru-Landa, con la possibilità di contendere il Giro a Contador che sembrò gettata al vento, specialmente nella tappa del Colle delle Finestre, con mosse difficilmente condivisibili.
Sul primo arrivo in salita, comunque, i tre grandi favoriti hanno deluso: di Nibali si è detto, ma anche Landa e Valverde (quest'ultimo su un arrivo adattissimo alle sue caratteristiche) sono stati impalpabili. Salgono invece le quotazioni di un Dumoulin che acquisisce convinzione nei propri mezzi, ha dalla sua la cronometro di domenica, e che come accennavamo giorni fa non era da sottovalutare a prescindere, figurarsi ora.

Per Vincenzo Nibali (ora a 47" dal leader), al di là delle critiche che ci siamo sentiti di muovere oggi, nulla è comunque perduto; la tappa odierna ci ha riportato alla mente una delle frazioni iniziali del Giro 1998, a Lago Laceno, con Marco Pantani (ed in ammiraglia proprio Martinelli) che scatta, non essendo ancora al 100% non riesce a fare troppa differenza, viene ripreso e poi staccato dallo svizzero Zulle, cronoman e passistone. Fu una sconfitta bruciante per il Pirata, ma il prosieguo del Giro disse ben altro... Non possiamo che augurare allo Squalo lo stesso sviluppo nelle prossime settimane.




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