Seconda parte dello spepeciale tratto liberamente dall'inserto dell' Ufficio Stampa Rai per il 50 anno di vita di Tutto il calcio. Rubrica a cura di Marina Cocozza - Contributo tecnico di Valerio Rosati
Enzo Foglianese e la richiesta sindacale in diretta
“Fare radiocronaca è un lavoro molto difficile, per la necessità di trasformare le immagini in parole – esordisce Enzo Foglianese, voce storica del Bari – perciò ho voluto sempre seguire gli insegnamenti di quelli migliori di me. Per l’aspetto pratico non potevo che imparare dai miei più autorevoli colleghi come Ameri e Ciotti, mentre per tutto il resto sono riconoscente a Guglielmo Moretti, leggendario capo della Redazione Sportiva del Giornale Radio e quindi del pool dei radiocronisti. Quando decise di provarmi, affidandomi una partita di Serie B e sistemandomi, come ultimo arrivato, in fondo alla scaletta degli interventi, mi disse poche parole: ‘Mi raccomando, la radiocronaca è ritmo, precisione, competenza, semplicità di esposizione, onestà professionale e stile’. Ne feci tesoro”.
La radiocronaca più incredibile della sua carriera è legata al 13 maggio 1979, ultima giornata di campionato: “Toccò a me raccontare l’impossibile su una partita praticamente mai giocata tra l’Ascoli e la Roma. Giocatori, arbitro e guardalinee erano regolarmente in campo così come le due squadre, che per salvarsi avevano entrambe bisogno di un solo punto: esattamente quello che avevano già in tasca dello zero a zero iniziale. Perché la gara si concludesse con lo stesso punteggio, fecero concordemente in modo che la palla non entrasse nemmeno per sbaglio in nessuna delle due porte. Guai a chi osava abbozzare un tentativo di evasione: doveva vedersela con Giancarlo De Sisti, regista della Roma e dell’’Operazione fermi tutti’. Non ricordo che cosa riuscii a dire al microfono in quella surreale situazione, che si trascinò per novanta minuti fra le risate degli spettatori, che alla fine lasciarono lo stadio felici e contenti”.
In un’altra occasione Foglianese ha temuto in diretta per la propria incolumità: “Ogni tanto avevo problemi con spettatori che durante la trasmissione non condividevano le mie valutazioni sulla gara, sui giocatori e sull’arbitro. Durante un Foggia-Milan, fece irruzione in cabina un tifoso dissenziente, che stava per colpirmi alle spalle mentre ero in collegamento. Per fortuna, fu prontamente messo in fuga da un giovane tecnico Rai, campione di arti marziali. La storia finì sui giornali anche perché, scherzando ma non troppo, chiusi il collegamento con una richiesta sindacale di adeguate misure protettive per la categoria dei radiocronisti”. Ancora nitido il ricordo di una ‘cortesia’ resa ad un amico, all’amico Nesti a Madrid: “Mi trovavo nella capitale spagnola poco prima di Atletico Madrid-Fiorentina quando, per sottrarre il collega Carlo Nesti, noto personaggio televisivo, all’ira di un folto gruppo di tifosi della squadra italiana che ce l’aveva con lui in relazione a storie del nostro campionato, mi finsi un tifoso qualunque e riuscii a placare gli animi permettendo a Nesti di mettersi al sicuro. Inutile dire che di quel provvidenziale intervento lui mi è tuttora grato”.
Poi un omaggio a Piero Pasini: “Come inviato di Tutto il Calcio fui il primo a capitare allo stadio di Bologna dopo la morte del valoroso collega Piero Pasini, che di quella cabina era stato per molti anni indiscusso titolare. Appena entrato in collegamento, vidi voltarsi verso di me gli spettatori della sottostante tribuna centrale, che avevano tutta l’aria di dirmi: ‘Ma chi sei, come ti permetti?’ Intravidi una corona di fiori in onore del collega scomparso e abbassai gli occhi”.
Ezio Luzzi, l'uomo della Serie B
“Doveva durare tre mesi e invece è durata 30 anni”. Ezio Luzzi spiega come il suo nome sia diventato quello del più grande esperto di serie B. “Iniziai negli anni ’60 subito dopo le Olimpiadi: facevo parte dell’équipe dei radiocronisti che seguivano la serie A, ma quando Mario Gismondi, il collega che seguiva il campionato cadetto, divenne direttore del ‘Corriere dello Sport’ Guglielmo Moretti mi comunicò che avrei dovuto sostituirlo per due o tre mesi. Invece passarono 30 anni”. Con Luzzi le radiocronache della serie B presero dei connotati diversi: “Imparai a fare il campo principale la domenica, visto che entrambi i campionati si giocavano di domenica, e mi venne naturale dare la stessa dignità alla serie B, che grazie a me ebbe un sostanziale seguito di ascolti, modestia a parte. Fu così che, un po’ alla volta, diventai l’uomo della B”. E tanti personaggi che hanno dato lustro alla storia del calcio sono passati dal suo microfono: “Sto pensando a Sacchi, a Lippi, a Spalletti”.
Ezio Luzzi si diverte a raccontare un episodio di cui fu protagonista: “Feci un grosso scoop in diretta. Nella stagione 1990-91 tornò in auge Corrado Orrico, che aveva portato a un passo dalla promozione nella massima serie la Lucchese. Io fui involontario testimone di un incontro tra lui ed Ernesto Pellegrini, l’allora presidente dell’Inter, che lo invitava a sottoscrivere un contratto per allenare la squadra nerazzura in sostituzione di Giovanni Trapattoni. Vidi con i miei occhi che Orrico firmò. Durante la radiocronaca domenicale, a un certo punto, interruppi Ameri, che seguiva la partita dell’Inter e annunciai in diretta che il nuovo allenatore era Orrico. Ameri mi liquidò subito: ‘Sì, Luzzi, poi ne parliamo’. Nessuno mi credette, eppure andò proprio così.” Di promozioni storiche in serie A ne ha accompagnate tante: “Il cremonese Gianluca Vialli era un giocatore-pilastro della Cremonese. Aveva stoffa da vendere e con lui la formazione lombarda arrivò prima al quarto posto nel 1983 e poi, nel campionato successivo, ci fu la sospirata promozione dopo ben cinquanta anni. Bellissimo anche l’esordio del Como in serie A, che nel 1980-’81 fu promosso anche grazie all’ottimo Pietro Vierchowod. Per non parlare del Pescara allenato da Antonio Valentin Angelillo: a tre partite dal termine della stagione 1978-79, la sconfitta con la Sambenedettese aveva compromesso tutto. Poi un 3-0 alla Pistoiese di Frustalupi e il 2-1 a Foggia compirono il miracolo”. Tra gli anneddoti di Luzzi ce ne sono alcuni legati alle sue radiocronache da Pisa: “Era la stagione in cui il Pisa lottava per arrivare in serie A e il presidente Anconetani faceva ogni scongiuro per raggiungere quel sospirato traguardo, però le ultime partite andarono male e Anconetani, ormai spazientito, disse pubblicamente: ‘Per forza, c’è Luzzi che porta male’ e i tifosi presero a detestarmi. All’epoca non esisteva la tribuna stampa e la cabina da cui trasmettevo era fissata su un palo altissimo raggiungibile solo con dei rampini: una volta salito, si ripeteva un incredibile rito: dalla curva nord partiva un ‘Ezio Luzziii’, mentre la curva sud rispondeva ‘vaffaaaa’. Alla fine della radiocronaca era davvero complicato, in tutti i sensi, scendere da lassù”.
Massimo De Luca a l'introduzione dei monitor in studio
“Quando presi la conduzione di ‘Quelli che il calcio’ – attacca Massimo De Luca - ero già caporedattore dello sport al Gr1 e non ero un pivello visto che nel 1978 avevo ideato e condotto per quasi dieci anni ‘Tuttobasket’, una sorta di ‘Tutto il calcio’ dedicato alla pallacanestro, che ebbe notevole successo e ancora adesso va in onda”. Nel settembre del 1987 raccolse la pesante eredità di Bortoluzzi: “Non fu semplice essere il successore di chi aveva condotto da sempre e il mio fu un compito parecchio impegnativo perché la gente dovette abituarsi alla mia voce e alla mia conduzione”. Sin dalla prima puntata, De Luca introdusse una novità: la televisione in studio. Fino ad allora, infatti, Roberto Bortoluzzi ne aveva fatto a meno: “Nonostante la possibilità di disporre dei collegamenti in bassa frequenza almeno dai campi principali, preferiva comunicare con la regia solo attraverso bigliettini e per quello che succedeva sui campi collegati doveva per forza fidarsi del racconto degli inviati”. De Luca chiese ed ottenne di poter comunicare direttamente in voce con la regia e riuscì a far installare in studio alcuni monitor, di grande aiuto per il conduttore e per gli ascoltatori, che in quegli anni non potevano certo disporre, come oggi, della pay-tv. Così spesso era proprio lui ad accorgersi e segnalare episodi sfuggiti ai radiocronisti: “L'8 aprile 1990, all’epoca del Napoli di Maradona, i partenopei a Bergamo e il Milan a Bologna si contendevano lo scudetto. Quando Alemao, colpito da una monetina da 100 lire in Atalanta-Napoli, uscì dal campo causando il 2-0 a tavolino in favore del Napoli, Ciotti da Bergamo non si era accorto di niente e allora io, che avevo seguito dal monitor, con molta delicatezza e tutta la cautela possibile per non irritare la suscettibilità di un mostro sacro come lui, ebbi modo di intervenire dallo studio per spiegare quanto accaduto”.
Un altro episodio memorabile riguarda il campionato 1987-’88, che assegnò al Milan il primo scudetto della così detta ‘era berlusconiana’. I rossoneri, allenati da Arrigo Sacchi, avevano rafforzato la loro formazione con gli olandesi Ruud Gullit e Marco Van Basten che, con Alessandro Costacurta, si andarono ad affiancare a Carlo Ancelotti, Angelo Colombo e al capitano Franco Baresi. “La stagione – ricorda De Luca – era partita in un clima di entusiasmo incredibile e il Milan trovò nel Napoli di Maradona un duro avversario per la lotta al titolo nazionale. Noi trasmettevamo dalla sede di Milano e, in occasione di Pescara-Roma, chiesi a Silvio Berlusconi, che ancora non era sceso in politica, di commentare con me la partita. L’introduzione dell’ospite in studio rappresentò un’ulteriore novità e lui intervenne con molta competenza sulle prestazioni del suo Milan. Ricordo che, andando via, dimenticò la penna stilografica sul tavolo e gliela feci recapitare subito dalle guardie del corpo”.
Gli anni di De Luca furono anche quelli della ricerca dell’informazione calcistica a 360 gradi: “Per alcune partite, soprattutto di serie C, dove non avevamo i collegamenti con gli stadi, ci affidavamo a sistemi del tutto pionieristici pur di dare i risultati, visto che non c’era internet: chiamavamo così i vigili urbani del posto, che si erano ormai abituati a ricevere la nostra telefonata, e ci facevamo aggiornare da loro”.
Di ‘Tutto il calcio’ ha un ricordo indimenticabile: “Fu per me un’esperienza fondamentale, che mi diede una grande notorietà e anche per questo fui contattato dall’allora Fininvest, dove rimasi 14 anni a dirigere i servizi sportivi. ‘Tutto il calcio’ è un programma che rifarei. Anzi, è come se lo facessi ancora, visto che con tutto il gruppo de ‘La Domenica sportiva’ io sono il primo ad ascoltarlo per radio e ogni tanto mi capita di incavolarmi e di imprecare quando sento qualche radiocronista commettere un’imperfezione. E poi, tra i ‘grandi’ di oggi, alcuni sono un po’ mie creature, come Cucchi, Gentile e Dotto”
#TICBemozioni
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sabato 2 gennaio 2010
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