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sabato 18 aprile 2009
10:00

#145 Intervista a Riccardo Cucchi

La miglior risposta alla dittatura televisiva
E la radio fa vedere i risultati d’ascolto

Ancora oggi milioni di italiani si sintonizzano su "Tutto il calcio minuto per Minuto”, alla faccia del dirigente Sky che lo voleva confinato agli automobilisti. “Molti degli ascoltatori sono giovani” spiega il responsabile Cucchi “poiché trasmettiamo tutto, pure le emozioni”

di Livio Balestri (tratto dall' ultimo numero del Guerin Sportivo)

Tum-tum-tum-tum-tututum-tutum. Se “A taste of Honey” riecheggia non solo dalle radio pochi minuti prima dell’ inizio delle partite, ma pure da molti cellulari (sono una delle suonerie più diffuse), è segno che “Tutto il calcio minuto per minuto” è ancora vivo e lotta insieme a noi. Alla faccia di quel dirigente Sky, che anni fa, annunciò sprezzante: “D’ora in poi il calcio alla radio servirà solo per gli automobilisti in viaggio”. Invece “Tutto il calcio” è uno splendido 50enne (l’anniversario sarà il 10 gennaio 2010, ma le celebrazioni sono già iniziate con una serie di registrazioni d’epoca riproposte ogni giovedì in “Zona Cesarini” su Radiouno).
“Non ci sentiamo figli di un dio minore”, neanche nell’epoca del calcio spezzatino, e di tutte le partite in diretta tv” dice Riccardo Cucchi, voce principale della trasmissione e capo dello sport di Radio Rai.
Inutile negare però che è tutto cambiato rispetto a quando eravate l’unico modo per sapere le variazioni di risultati, facendo 12-13 milioni di ascoltatori
Cucchi: Quanto ad ascolti, resistiamo comunque su svariati milioni. Ma è cambiato tutto, appunto, in primis l’Italia. E naturalmente anche il calcio.
E questo ha fatto cambiare anche voi?
Cucchi: Anzitutto la struttura della trasmissione. Dal 1960 fino a quasi la fine degli anni Ottanta “Tutto il calcio minuto per minuto” copriva solo i secondi tempi: a inizio trasmissione Bortoluzzi si collegava coi vari campi e chiedeva i risultati dei primi 45’. Una regola voluta dalla Lega, terrorizzata che la gente potesse non andare più allo stadio. Pensi lei la differenza coi tempi attuali, in cui tutto è in tv.
Siete cambiati anche nella narrazione.
Cucchi: Una volta c’era Sandro Ciotti ed Enrico Ameri, che si integravano perfettamente con ironia, lettura della partita e ritmo, adesso ci sono tanti bravissimi colleghim ma nessuno di noi all’ altezza dei due giganti. Siamo costretti ad essere più veloci, più ritmati, perché il calcio è più veloce. Negli Anni 60 e 70 i campioni non erano pressati in mezzo al campo, avevano tempo di ragionare e rifiatare. E noi radiocronisti con loro. Poi c’è il problema moviola. Una volta c’era molta meno attenzione ai singoli episodi, ci si poteva basare su impressioni, oggi bisogna provare a decodificare immediatamente le situazioni in area, perché la tv mostrerà subito mille replay.
Ecco, la tv. Quanto pesa sul vostro lavoro?
Cucchi: Parecchio, anche se non si può certo pensare che siamo in concorrenza con Sky o la Rai versione televisivia. Non avere le immagini pesa, dobbiamo puntare su altre cose, come l’emozione.
Ma poi c’è il problema del dopo-partita. Tra la D’Amico, Varriale, cronisti delle tv locali e dei giornali, voi alla radio siete messi in coda per le interviste.
Cucchi: La priorità è data a chi investe di più e quindi c’è prima Sky. Ma devo dire che arrivare dopo gli altri ha anche dei vantaggi. Gli allenatori hanno già sfogato l’adrenalina davanti alle telecamere e con non sono più pacati e riflessivi, incoraggiati in questo anche dal clima amichevole e posato. Ricordo con piacere un Mourinho che alla prima partita a San Siro, col Catania, prima fece fuoco e fiamme in tv, polemizzando con tutti, poi venne con noi, si rilassò e ne venne fuori una memorabile chiacchierata molto umana e profonda.
Oltre a quelli che vanno in auto, chi altro vi ascolta?
Cucchi: Chi va in gita domenicale con le famiglie. E poi i non vedenti, per cui siamo l’unico modo per conoscere il calcio. Ma non solo. Inoltre siamo restati gli unici a dare il calcio in diretta gratis. Siamo sicuri che tutti si possono permettere gli abbonamenti alla tv satellitare, soprattutto in questo periodo?Non siamo una trasmissione per gente cresciuta negli Anni 60,70 e 80 ma anche per ragazzi. Per festeggiare il nostro mezzo secolo, abbiamo chiesto agli ascoltatori a “Zona Cesarini” di raccontarci episodi della propria vita legati, in qualche modo, a noi. Non ha idea di quanti siano i 20-25enni Ogni giorno ricevo curricula da giovani che aspirano a fare il radiocronista di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Continuiamo ad avere fascino, a piacere.
Si è chiesto perché?
Cucchi: In molti messaggi ricorre una frase: “La radio è più credibile”. Può sembrare un paradosso. E invece è proprio perché non abbiamo le immagini dobbiamo essere onesti, nel racconto, raccontare solo quello che vediamo senza trucchi e senza inganni. E questo la gente riesce a percepirlo.

Un ringraziamento al lettore LELE per il consiglio

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