Comincia oggi uno speciale che fino al 5 gennaio prende liberamente spunto dall'inserto dell' Ufficio Stampa Rai per il 50 anno di vita di Tutto il calcio. Rubrica a cura di Marina Cocozza - Contributo tecnico di Valerio Rosati
La parola al direttore
‘Tutto il Calcio Minuto per Minuto’ non fa parte soltanto della nostra storia. E’ uno dei programmi più moderni dell’offerta radiotelevisiva internazionale. La formula che lo contraddistingue (studio, campo centrale, campi collegati) è quella delle moderne all news. Decenni prima che arrivasse la Cnn, Guglielmo Moretti e Sergio Zavoli hanno inventato un modo moderno ed innovativo per tenere gli italiani incollati alla radio. La conduzione da studio, il racconto serrato dei radiocronisti, le “interruzioni” per raccontare il gol dagli altri campi collegati non sono altro che la moderna formula dell’informazione radiotelevisiva. Per questa ragione ‘Tutto il Calcio’ rappresenta anche il futuro. La mia direzione si impegnerà ad investire sempre di più su questa trasmissione. Consapevole che gli italiani amano ‘Tutto il Calcio’ e che la sua formula risponde alla moderna domanda di informazione puntuale, completa e veloce. Non solo. Il “modello” della trasmissione deve essere applicato anche in altri programmi di informazione radiofonica: gli interventi dai campi collegati sono le moderne “breaking news” che irrompono dagli sms dei nostri telefonini, dal lampeggiare delle agenzie sui nostri pc, dalle sovraimpressioni televisive dei canali di informazione. In definitiva, associo il mio ricordo di bambino con l’immagine di mio padre che ascoltava la radiolina al pomeriggio mentre noi bambini giocavamo in compagnia della mamma. E’ una immagine in bianco e nero, bella e nostalgica. Ma oramai il futuro di ‘Tutto il calcio’ passa attraverso tutti i più moderni mezzi della tecnologia applicata alla vecchia cara radio. Festeggiamo i cinquant' anni di ‘Tutto il Calcio’ con una bella notizia: la Rai ha acquistato i diritti sportivi per i prossimi due campionati. E’ una iniezione di fiducia per noi, per i nostri radiocronisti, per i nostri radioascoltatori. Ed è la prova ulteriore che la Rai crede nella nostra trasmissione ed intende continuare ad investire sulla presenza del calcio alla radio. Con la voce di Ameri, Ciotti, Provenzali, sono cresciute generazioni di italiani. Tutti noi ricordiamo i nostri papà con l’orecchio incollato alla radio, dopo il pranzo della domenica. Ma non c’e’ nostalgia nel ricordo romantico dell’Italia di qualche decennio fa. ‘Tutto il Calcio’ c’e’ ancora. E conserva, lo ripeto, tutta la sua freschezza, vitalità e attulità. Con i nostri radiocronisti è cresciuta l’Italia e siamo cresciuti anche noi. Sono certo che la nostra Radio1 continuerà ad accompagnare anche la crescita dei nostri figli.
Antonio Preziosi, direttore di Radio 1
Guglielmo Moretti, l' "inventore" di Tutto il calcio
Guglielmo Moretti ha il diritto di paternità su ‘Tutto il calcio minuto per minuto’. Ma come nacque l’idea? “Dopo la guerra, mi trovavo in Francia e ascoltavo abitualmente la radio francese, che era molto diversa dalla nostra, dove i programmi venivano registrati. Rispetto a noi, i francesi preferivano la diretta ed erano più garibaldini, non davano importanza ad eventuali strafalcioni. Fu così che negli anni Cinquanta pensai di inserire anche in Italia quel tipo di racconto radiofonico. Eppure, mi ci vollero ben dieci anni per mettere a punto la mia idea, soprattutto perché gli ingegneri di allora erano legati al clichet che prevedeva una radio pulita e senza sbavature”. La prima puntata andò in onda dopo solo poche prove, ma fu subito un successo: “Scegliemmo quattro campi di serie A e uno di serie B, tutto quello che la Lega Calcio ci aveva concesso. Carosio, prima voce, aveva a disposizione cinque minuti così come i successivi colleghi dagli altri tre campi. Dopo ogni collegamento la linea tornava allo studio di Milano per gli aggiornamenti sui campi non collegati”. Ma questa formula non convinceva Moretti: “Non era strategico dover aspettare tutto quel tempo tra un collegamento e l’altro, perché se c’era un gol o un’azione da segnalare ciascuno doveva aspettare il proprio turno. Decisi cosi di mettere in piedi uno staff di cronisti esclusivi, specialisti di calcio e, dopo qualche anno, la trasmissione trovò la sua dinamicità: erano previsti due o tre minuti di collegamento a testa e ciascun radiocronista poteva entrare chiedendo la linea quando era necessario. Sostituii così la vecchia squadra di Carosio con Ameri, Ciotti, Provenzali, Ferretti, Pasini e Luzzi”. Anche se non sempre andò tutto liscio, la formula era quella vincente: ”Ogni tanto c’era qualche litigio e le solite incomprensioni se qualcuno era troppo lungo. Ciotti, ad esempio, quando prendeva la linea, non la mollava più. Il ritmo, un po’ alla volta, diventò talmente rapido e veloce che i tempi divennero quasi matematici”. Dei ‘suoi’ radiocronisti Moretti era entusiasta: “Tutti bravissimi, ognuno con uno stile e una voce diversi, al contrario di prima, quando erano tutti piatti, uguali. I miei, al contrario, sparavano a zero se avevano qualcosa da raccontare. Ameri era il migliore, con una voce meravigliosa e l’abilità di non perdere mai il filo: anche se veniva interrotto decine di volte, aveva l’abilità di ricominciare esattamente da dove aveva lasciato. Ciotti, rauco, con quella sua voce di gola, era un grande professionista. Provenzali era una vera mitragliatrice, ma nonostante ciò riusciva ad essere sempre chiarissimo. Quella di Ferretti era una voce molto bella, pulita, quasi baritonale. Invece Pasini, da buon romagnolo, si distingueva fra tutti perché era l’unica voce provinciale dello staff. Luzzi, che commentava le partite di serie B, era il più disciplinato, quello che riusciva a stare sempre rigorosamente nei tempi. E non dimentichiamoci che era tutta diretta: la nostra era la radio vera”. Presto ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ sostituì appieno ciò che poteva dare la televisione: “Facevamo in modo che la gente potesse immaginare, quasi vedere ciò che accadeva in campo, attraverso il nostro racconto. Noi dello sport abbiamo sempre ‘dato le mele’ battendo la tv”. Il programma divenne così la trasmissione di punta della Rai: “Prima c’era solo il Giornale Radio ad avere il primato, perché rappresentava l’intera informazione della Rai e la gente amava dire: ‘Lo ha detto il Giornale radio’”. Moretti fece il suo ingresso in Rai nel 1950: “ Ebbi la fortuna di avere un grande direttore, Antonio Picone Stella: mi insegnò ogni cosa e fu sempre lui ad insegnare a tutti noi la professione.” Un episodio che Moretti ricorda ancora con dovizia di particolari si riferisce alle Olimpiadi del 1972, che si tennero a Monaco di Baviera: “Quando i fidayn irruppero nelle stanze degli atleti e presero in ostaggio gli israeliani, i Giochi si interruppero per due giorni. Ma noi continuammo a raccontare i fatti, minuto per minuto. Per due giorni e altrettante notti stemmo senza sosta sulla notizia. Piero Pasini, travestito da massaggiatore, riuscì ad intrufolarsi nelle palazzine che ospitavano i lottatori italiani e, attraverso un multi-telefono, si collegava con me che ero in studio a Monaco. Non smettemmo mai, tanto che le due tv di Stato tedesche commentarono: ‘La radio italiana informa’”.
Il ricordo di Sergio Zavoli
“‘Tutto il calcio’ ebbe un’origine ancora incerta, ma a suo modo profetica, nel 1959. Diventò ufficiale, cioè una presenza sistematica nel palinsesto radiofonico subito dopo il grande collaudo delle Olimpiadi del ’60. La Redazione Radiocronache, inventata e messa in campo nell’immediato dopoguerra da Vittorio Veltroni, fu lo strumento operativo. Io ne ero da qualche tempo il redattore capo e Guglielmo Moretti, l’omologo della redazione sportiva, mi garantiva il supporto specializzato e una collaborazione efficientissima. Fu allora che nacque la ‘macchina’ con la quale inoltrarci in un ormai azzardabile esperimento, quello di collegare quanti più campi fosse possibile per trasmettere, con facoltà di interloquire, una sorta di concerto diretto dallo ‘studio centrale’, allestito in un attico del Foro Italico, a due passi dal luogo cruciale dell’evento. Qui, nelle riunioni tecniche con gli ingegneri romani della Rai, mettemmo a punto il sistema dei collegamenti multipli e contemporanei, smontabili e sostituibili a seconda dell’andamento delle gare, per tenere in vita lo spettacolo della ‘radio che è dappertutto e dà conto di tutto’, Fu così che, scelti anche nelle sedi regionali i radiocronisti più idonei a correre un’avventura non priva di qualche rischio, realizzammo la più moderna delle trasmissioni sportive esistenti, allora, in Europa, che consentì di ‘mettere in onda’ ogni giorno, fino all’esaurimento notturno delle competizioni, lo scenario pressoché completo delle discipline olimpiche. Certo, su tutte, primeggiò il calcio, che offriva suggestive risorse mediatiche, ma rilevò la bellezza anche degli altri sport più marginali: ad esempio, la lotta, che affidata a Piero Pasini, si prestò a momenti di autentica, inattesa, persino esilarante popolarità.
‘Tutto il calcio’ si alternava con gli altri sport utilizzando una colonna musicale studiata per coinvolgere anche un ascolto non propriamente sportivo. I radiocronisti, dal canto loro, adottarono una sorta di struttura linguistica anch’essa per molti versi inedita, legata a nomi divenuti poi familiari a milioni di persone. Cito a caso, scusandomi per le dimenticanze, anzitutto i due conduttori Bortoluzzi e Provenzali, quindi Ferretti, Martellini, Ciotti, Ameri, Valenti, Luzzi, Pozzi, Marsico, Pogliotti, Fayad, Boscione, Sapio, Zefferi, Vascon, il più poliglotta, visto che conosceva sette lingue, Demetrio Volcic. Quasi tutti ‘specializzatisi’ a tempo di record con Guglielmo Moretti, che li abilitava alle varie specialità dopo concitati e non di rado sommari apprendistati. Era nato un genere che ancora oggi ha un’audience folta, appassionata e fedele. E che ha coltivato un linguaggio capace di indurre al rispetto dello sport, alle responsabilità di chi lo pratica, al civismo di chi lo segue.
Un esempio raccolto da due nuove generazioni di radiocronisti, l’ultima ancora guidata dalla voce storica di Provenzali. Segno che quell’idea, ormai cinquantenne, aveva e conserva la natura per durare. I cronisti odierni, non a caso, sono a mio avviso i più bravi di questa bella storia”.
#TICBemozioni
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sabato 2 gennaio 2010
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