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Il Palinsesto sportivo di Radio1Rai

MARTEDI 10  DICEMBRE 2024
Radio1Rai
ore 08:25, 13:20, 19:20, 00:20 GR1 Sport
ore 20:55 Zona Cesarini
*Calcio - Champions League BAYER LEVERKUSEN-INTER (G.Bisantis)
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Radio1Sport
ore 10:05 Tutto il calcio minuto per minuto STORY
ore 11:05 Palla al centro
ore 13:30 Pop Sport
ore 14:05 Numeri Primi (replica)
ore 14:30 Pop Sport
ore 16:05 Tutto il calcio minuto per minuto STORY
ore 17:05 Tempi supplementari
ore 19:30 Pop Sport
ore 20:55 Simulcast con Radio1Rai

MERCOLEDI 11 DICEMBRE 2024
Radio1Rai
ore 08:25, 13:20, 19:20, 00:20 GR1 Sport
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*Calcio - Champions League JUVENTUS-MANCHESTER CITY
                                        MILAN-STELLA ROSSA
                                        BENFICA-BOLOGNA
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martedì 5 gennaio 2010

50 anni di TiC Speciale: Parte 4

Quarta parte dello speciale tratto liberamente dall'inserto dell' Ufficio Stampa Rai per il 50 anno di vita di Tutto il calcio. Rubrica a cura di Marina Cocozza - Contributo tecnico di Valerio Rosati

Provenzali e Corsini: il filo conduttore

Alfredo Provenzali, genovese, non ha mai nascosto la sua passione per la Sampdoria. Era uno studente d’Ingegneria navale a Genova nel ‘66 quando, dopo sei anni dall’esordio, ‘Tutto il calcio’ era già una trasmissione seguitissima. “Mentre facevo il servizio militare tra Novi Ligure e Genova, un amico, che collaborava presso la sede regionale Rai, mi avvertì che l’Azienda cercava collaboratori. Mi presentai – ricorda Provenzali - e da quel momento iniziò per me una carriera non programmata: prima come cronista e poi, visto che nelle sedi regionali si faceva di tutto, mi cimentai anche nello sport. Ma fu quando subentrai a Nico Sapio, che perse la vita nella tragedia di Brema, che il calcio entrò davvero nelle mie corde”. E’ da quasi 45 anni che la voce di Provenzali entra nelle case degli italiani. Da 18 anni in conduzione: un ruolo determinante per organizzare la scaletta degli interventi dai campi e gestire i radiocronisti. “Ogni puntata – spiega - è un’emozione. Prima dai campi e ora in studio l’adrenalina non smette mai di salire. E’ normale la tensione durante la diretta, non solo per i collegamenti, ma soprattutto perché sai che ci sono migliaia di ascoltatori che meritano il meglio”. La parte più complicata nel raccontare una partita è riuscire a ricostruire le azioni in diretta: “Raccontiamo in diretta lo sport più imprevedibile con una formula di successo, la cui forza è di essere cambiata pochissimo nel corso di questi cinquant’anni”.
Nel cuore di Provenzali rimane la bella amicizia con Ameri, Ciotti e Bortoluzzi: “Tutti amici carissimi, con cui ho avuto un rapporto splendido”. Tanti minuti di gioco raccontati e spiegati, ma ce n’è uno che ancora gli fa brillare gli occhi: “Il 19 maggio del 1991 erano le 17.47 e una manciata di secondi. Poi il conto alla rovescia e finalmente il fischio dell’arbitro: per la prima volta nella sua storia, la Sampdoria era Campione d’Italia nel tripudio del Luigi Ferraris. Ma anche lo scudetto vinto dal Verona nel 1985 è stato bellissimo. In realtà, gli scudetti più belli sono stati quelli meno scontati. Quando vince una squadra che non è tra le favorite, è sempre un grande evento”.

La partita più bella? “Quella che non ho visto: durante i campionati di Messico del ’70, dopo aver seguito la semifinale Italia-Germania, la finalissima Italia-Brasile sarebbe stata commentata da Ameri e Ciotti. Guglielmo Moretti aveva ottenuto la possibilità per me e un tecnico di nasconderci negli spogliatoi dell’Italia. Siamo entrati nello stadio Atzeca all’alba, quando era ancora vuoto, portandoci dietro qualche libro e dei panini. Siamo rimasti nascosti lì fino alla fine della partita, che ovviamente abbiamo potuto seguire solo per radio, sentendo però i rumori e i boati dal campo. Per fortuna, quando sono uscito dal nascondiglio, è toccato a me fare le interviste”. Un altro anneddoto divertente riguarda sempre i Mondiali del Messico nel ’70: “Ero a Città del Messico a dare una mano a Ciotti e Ameri. A un certo punto chiesi a Enrico se potevo essergli utile e lui mi indicò le sue spalle, capii che gli facevano male e iniziai a massaggiargliele”.

Filippo Corsini è l’attuale vicecaporedattore della Redazione sportiva del Giornale Radio e su Radio1, conduce la domenica pomeriggio ‘Domenica Sport’ e il sabato pomeriggio ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ per le partite di serie B.
“Ero piccolo negli anni ’70 quando rimasi letteralmente folgorato dalla trasmissione e non mancavo un solo appuntamento domenicale. Nessuno doveva osare disturbarmi mentre ero attaccato alla radiolina. Fu allora che decisi che da grande avrei fatto questo lavoro. Nel ’91 ebbi il mio primo contratto allo Sport della Radio con De Luca e nel ’97 fui assunto”. Comincia da qui la bellissima avventura di Corsini, in conduzione da circa 10 anni. Tante ore di diretta alle spalle: “L’esperienza della diretta è molto impegnativa perché le decisioni vengono prese in pochi secondi. Stare in studio e smistare è un grande osservatorio”. Il momento più entusiasmante è legato allo storico scudetto della Roma di Capello del 17 giugno 2001: “L’allora direttore Ruffini mi chiese una non stop completamente giallorossa che si protrasse fino alle 5 del mattino successivo, con ospiti e tifosi d’eccezione come Andreotti e Venditti. Chiudemmo con Sabrina Ferilli che ci cantò Roma non fa la stupida stasera”.
Il 21 marzo 2004 resterà nelle cronache calcistiche e nella memoria dei tifosi come il ‘derby del bambino morto’, quando, in occasione della partita Lazio-Roma, nella curva Sud dello stadio Olimpico si diffuse la notizia dell’uccisione di un ragazzo da parte della polizia.
“Per fortuna la notizia era infondata – ricorda Corsini – ma la partita fu sospesa per invasione di campo e tafferugli. La nostra puntata prese così una piega diversa: decidemmo di stare ugualmente sulla cronaca di una partita non giocata, con ospiti autorevoli come Galliani, allora presidente della Lega Calcio”.
Della serie B Corsini dice: “Mi piacerebbe che fosse un campionato più rivalutato, con gli stadi pieni. Il periodo più emozionante fu quello legato alla retrocessione della Juve nel 2006, che poi terminò con il ritorno in serie A e la promozione anche di Napoli e Genoa: un campionato memorabile, dove facemmo il pieno di ascolti”.

Riccardo Cucchi

“La mia passione per il calcio risale a quando ero molto piccolo e vivevo le mie domeniche con il transistor incollato e mi sentivo allo stadio”. Cominciano da qui i ricordi di Riccardo Cucchi, caporedattore dello sport del Giornale Radio Rai e prima voce di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Il 10 gennaio 1960 Riccardo era tra quelli che ascoltavano col fiato sospeso le radiocronache: “Ho seguito la prima puntata e ne sono rimasto incantato. Da bambino per me la radio è stata una scoperta, era magica e anche da ragazzo mi ha dato sempre qualcosa in più della tivù. Un Natale mi fu regalato un registratore a nastro: registravo, mi riascoltavo, cronometravo e cercavo di rispettare i tempi. Insomma, imitavo quello che sentivo fare dai radiocronisti veri”. Il sogno si realizzò nel 1979, quando vinse un concorso per giornalisti in Rai e all'inizio degli anni Ottanta cominciò a lavorare per “Tutto il calcio minuto per minuto” insieme ai suoi “miti” Ciotti, Ameri e Provenzali. Nel 1994 sostituisce Sandro Ciotti nelle radiocronache della Nazionale e divenne la prima voce del programma. Una voce che ha accompagnato gli ascoltatori in quattro Mondiali di calcio e la “sua” finale, vinta dall'Italia, di Germania 2006 è diventata memorabile dopo essere stata diffusa su Internet.
Cucchi ricorda così l’emozione delle prime radiocronache: “Seguivo muto gli altri e temevo di doverli interrompere per dare l’aggiornamento del risultato. Sapevamo essere rapidi perché Moretti e Giobbe ci avevano insegnato come inserirci al momento giusto, ma intervenire sui colleghi più esperti non era mai piacevole”. Ora è lui l’erede del patrimonio di “Tutto il calcio”: “Non dimentico mai gli insegnamenti dei grandi maestri con cui ho avuto la fortuna di lavorare. Oggi, per dare un ritmo più serrato alla trasmissione, cerchiamo di attenerci a collegamenti brevi e ben ritmati. Seguiamo sette campi di serie A e il giro degli aggiornamenti dura al massimo cinque minuti, il che significa che ciascuno ha a disposizione al massimo 40-60 secondi per descrivere l’azione. Il ritmo è fondamentale”. Anche la descrizione della divisa delle squadre, a inizio partita, ha un suo significato: “Tempo fa ho ricevuto la lettera di un ascoltatore non vedente che mi chiedeva questo particolare come cosa importante per chi può soltanto immaginare il campo. Oggi questo suggerimento è ancora più prezioso poiché ogni squadra non ha una sola divisa ufficiale”
Il programma resta il compagno di molti italiani. “I festeggiamenti – spiega Cucchi – sono in un certo senso iniziati con un anno di anticipo: durante ‘Zona Cesarini’, un’altra trasmissione storica di Radio1, abbiamo chiesto agli ascoltatori cosa pensassero di questi cinquant’anni trascorsi insieme e di scriverci i loro ricordi. Le risposte sono state tante, perché il nostro è un pubblico eterogeneo e anche giovane. Alcuni appassionati si sono divertiti ad associare le voci dei radiocronisti preferiti alle immagini della partita e hanno messo l’inedita accoppiata video-radio su YouTube, regalando così alla radio anche le immagini”.

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