Roberto Pelucchi
Gli era toccato in sorte, nel maggio del 1945, di dare la notizia per radio della fine della guerra in Europa. Per Ido Vicari, la vita si presentò con un bivio. Da un lato gli interessi scientifici con gli studi di ingegneria sospesi al terzo anno perché richiamato alle armi e inviato sul fronte greco, dall’altro il campo di concentramento in Polonia dopo la cattura da parte dei tedeschi e la collaborazione con la radio militare alleata e, in seguito, la richiesta di Antonio Ghirelli di entrare in Rai, dopo aver improvvisato una diretta. Sceglie la seconda via, cercando sempre di coltivare l’antica passione scientifica. In Rai conosce Vittorio Veltroni che gliaffida i programmi per gli italiani all’estero. Ma presto a Vicari viene la nostalgia di casa. Quindi il ritorno a Bologna, girovagando nelle storiche sedi Rai prima di piazza San Martino, poi di via Alessandrini e, un anno prima della pensione, nell’attuale sede di viale della Fiera. “Non ha mai voluto andare via da Bologna. Adorava la città e la sua casa” ricorda la moglie Valeria, anche lei giornalista. Insieme per 52 anni. Alla nascita della Terza Rete fu fra i primi a voler utilizzare la telecamera elettronica invece della cinepresa 16 mm. sviluppando un proprio personale stile di narrazione. Da inviato speciale, Ido Vicari si occupa un po’ di tutto. Predilige in particolare le corse motociclistiche (diventando amico fra l’altro divAgostini e del riminese Pasolini) e automobilistiche, mettendo a frutto competenze tecniche, inconsuete per un giornalista, sviluppate con gli studi universitari. Una curiosità che lo porta a seguire, fra l’altro, la nascita del telescopio di Medicina, nella bassa bolognese. Figura eclettica, Vicari è anche un appassionato di spettacoli. Diventa direttore dell’Accademia Antoniana di Bologna, chiamato da padre Berardo Rossi. Amico dell’indimenticabile Mariele Ventre, conosce Sandro Bolchi e Vittorio De Sica. Negli anni della pensione non ha smesso di coltivare le sue passioni: dalla fotografia (fino all’avvento del digitale si stampava le foto in casa) all’interesse per le scoperte tecnico-scientifiche. Senza dimenticare le radici a Sant’Alberto di Ravenna, dove era nato il 2 ottobre 1921. Il padre Luigi era un maestro che non prese mai la tesseradel partito fascista. A Ido insegnò il gusto per la libertà e per la schiena dritta, di fronte ai politici di ieri e di oggi. Un arresto cardiaco lo ha portato via a 87 anni. Mancherà a molti il suo stile aristocratico, la sua puntigliosa curiosità, la sua inconfondibile voce.
Giorgio Tonelli
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