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sabato 2 giugno 2012

Riflessioni Azzurre (01) - Inquietante....

E' stata una settimana dura, siamo tutti concordi. Il blitz di Coverciano, con Criscito trattato come un qualsiasi boss della mafia o della camorra (e con lui tutti gli azzurri, che a quell'ora dormivano). Poi il caso-Bonucci, le battaglie di Buffon, le parole di Prandelli a volte inopportune, passando per la tragedia emiliana che ci ha tolto (doverosamente) la prima amichevole. Insomma, si era partiti col piede sbagliato, ma ieri l'Italia doveva dimostrare di avere idee e grinta per uscire vincenti da queste situazioni, come nel 1982 e come nel 2006. Non una vittoria, ma una prestazione grintosa, a soli nove giorni (otto oggi) dall'esordio contro la Spagna campione del Mondo e d'Europa.

E invece? E invece ieri è successo qualcosa di inquietante, qualcosa che va ben oltre lo 0-3 maturato con la Russia (e tutto nel secondo tempo). Ci tocca, per l'occasione, citare un commento finale di Riccardo Cucchi nella radiocronaca della partita (quasi mai, io cito radiocronache nelle mie rubriche): "Quello che è successo stasera, è più grave di quello accaduto a Coverciano". Sì, è vero. E' vero perché dovevamo fare vedere il coltello tra i denti, e invece ci siamo fatti trovare molli, impreparati, spauriti. La Russia è una formazione molto tecnica, e ieri ha fatto il bello e il cattivo tempo contro la difesa italiana (Bonucci o ha accusato il colpo, o si trova male nel 4-4-2), troppo soggetta ai triangoli della squadra di Advoocat (e domenica incontriamo una squadra che dei triangoli fa il suo credo... aiutooooo!!!!), con gli esterni (soprattutto Maggio, a prescindere dai due errori da "mi sono giocato l'Over col mio amico Morgan") che andavano spesso a stringere al centro, lasciando autostrade aperte alle ali della Russia.

 Detta così, il patatrac si potrebbe spiegare con un modulo sbagliato. Una difesa a 3 (di conseguenza, a 5) come quella della Juventus permetterebbe di coprire tutto il campo, e magari i triangoli spagnoli (anche la Croazia come tecnica non scherza...) potrebbero essere ben coperti, nella speranza che lì davanti torniamo a essere più precisi (ieri non è stata solo la terza sconfitta consecutiva, ma è stata anche la terza partita consecutiva senza segnare). Proprio dall'attacco sono arrivate le migliori indicazioni, con Pirlo che quando gira è una meraviglia. Balotelli ha lottato e ha anche sfiorato il gol due volte: bene anche lui, male invece Cassano (e Di Natale). Montolivo e Marchisio non pervenuti (di Claudio, ricordiamo anche il grave errore sullo 0-0, nel secondo tempo, solo davanti al portiere). La titolarità del n.8 juventino, però, non si discute, così come non si deve discutere la presenza del duo Pirlo - De Rossi (l'Italia esce dal campo appena Prandelli li toglie...). Chi rischia è Montolivo, reduce dal suo anno peggiore in Viola (se proprio devi mettere un trequartista, metti Diamanti). Sarà lui a fare posto a Chiellini contro la Nazionale di Del Bosque. Questa è la spiegazione tecnica. E fosse solo questa, ci sarebbe anche poco da preoccuparsi: la partita è stata buona, volendo. E gli errori individuali della coppia Maggio - De Sanctis (quest'ultimo subentrato all'acciaccato Buffon al 46', ma niente paura) hanno reso ampio il punteggio.

Ma c'è una cosa, che ieri ha spaventato più del risultato: la reazione italiana dopo lo 0-1 (in una grande competizione, inutile dirlo, bisogna sempre calcoare "l'imprevisto", ossia la possibilità di andare sotto specie se incontri squadre forti). Una reazione che non c'è stata. A mezz'ora dalla fine, i volti azzurri sono apparsi subito rassegnati, come quelli di una squadra che ha perso ogni sua certezza. Come se l'Europeo fosse già finito e non dovesse ancora cominciare. Non c'è stato carattere, non c'è stato nulla. Ci siamo spenti, e dov'è la colpa? Del Calcioscommesse? O del modulo sbagliato? O dell'uscita dal campo di Buffon, Pirlo e De Rossi (questi ultimi due sostituiti poco dopo lo 0-1)? C'è anche un dato, che fa pensare: nelle poche, ma ultimamente frequenti, volte in cui l'Italia di Prandelli è andata sotto in questo biennio, abbiamo rimontato del tutto solo in Estonia, nel settembre 2010 (da 1-0 a 1-2). Poi due pareggi (con la Romania e in Germania) e cinque sconfitte, quattro delle quali consecutive! Una serie aperta dall'Irlanda di Trapattoni, altra avversaria che affronteremo nel percorso agli Europei, e che passa per gli ultimi tre ko di fila. Il gol non arriva da Wroclaw: 2-0 alla Polonia in amichevole l'11 novembre scorso, con Pazzini a siglare l'ultima rete azzurra finora.

Insomma, i numeri vanno addirittura oltre l'ipotesi che ieri i calciatori azzurri abbiano pagato il trauma degli ultimi giorni, e dicono che è il DNA stesso prandelliano a non prevedere reazioni a gol subiti. Ma il marasma degli ultimi giorni sta certamente influendo, soprattutto perché la gestione nervosa del gruppo, fino ad oggi, è stata pessima! Cosa bisogna fare, in questi otto giorni? Innanzitutto, parlare il meno possibile e, laddove bisogna parlare, farlo solo del campo: Prandelli, sotto questo senso, pare mancare di lucidità (una cosa è sembrare antipatici alla Lippi o Mourihno, una cosa è dire assurdità tipo "ritiriamo la squadra"). Chiudere il gruppo e compattarlo: ecco cosa deve fare il ct. Mandare a ramengo (scusate il milanesismo) codici etici, operazione simpatia eccetera. Mostrare un volto duro e deciso, non un volto isterico e spaurito. Se possibile, chiudere tutto anche alle telecamere, con Raisport che se ne dovrebbe fare una ragione. Fare un patto di ferro col gruppo, come fece Lippi nel 2006. Così no. Così si rischia di fare peggio del 2010, quando il tecnico campione del mondo non riuscì a rinfrescare una squadra che non aveva più nulla da dire. Ma due anni fa, almeno, si parlava solo di calcio. Qui no. E, a differenza del 2006, almeno ad oggi pare che un tecnico capace di isolare e compattare la squadra non ci sia. La prospettiva, e lo diceva tra le righe anche Cucchi ieri sera, è che questa squadra faccia 0 punti in 3 gare (e attenzione: a quel punto, anche la qualificazione a Brasile 2014, con Danimarca e Repubblica Ceca nel nostro gruppo, è in forte pericolo). In otto giorni, però, può cambiare tutto. Forza Azzurri.

PS: A scanso di equivoci: quella su Maggio e De Sanctis era una battuta fatta da Marco D'Alessandro nel post-partita vissuta insieme sul muro. Mi sono permesso di "rubarla", ma sempre battuta resta".


Mario Aiello

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