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venerdì 15 febbraio 2013

La posta di Tonino Raffa - Puntata 3

Torna per la terza puntata, la rubrica "La Posta di Tonino Raffa" che permette ai nostri lettori di interagire con una delle voci storiche di "Tutto il calcio minuto per minuto"

Vi ricordiamo che per poter partecipare, basta inviare la propria domanda a info@tuttoilcalcioblog.it
La prossima scadenza è fissata per il 5 Marzo 2013

Caro Tonino Raffa, approfittando della tua disponibilità, avrei un paio di curiosità relativamente alla tua esperienza a Tutto il calcio minuto per minuto. Potresti spiegare come avviene l'organizzazione di una trasferta da parte di un radiocronista dal momento in cui conosce la gara, che deve seguire, fino al rientro a casa (potresti descriverci qualche episodio curioso a riguardo). Quali tra gli allenatori e calciatori, conosciuti negli anni, ricordi con affetto e simpatia?

Non ci sono segreti per quanto riguarda l'organizzazione delle trasferte. Appena esce il programma in bacheca, gli inviati vengono chiamati dalla segreteria per l'apertura dei fogli di viaggio che indicheranno la partita (o le partite) da seguire, la durata dell'impegno (in genere uno o due giorni) il mezzo di trasporto scelto (treno, aereo o auto) ed eventualmente l'anticipo da ritirare alla cassa. I fogli, firmati dal capo redattore, vengono recapitati velocemente -per la convalida- alla segreteria del direttore di testata. Nel giro di 24 ore tutto arriva all'ufficio trasferte, al quale l'inviato comunicherà gli orari di partenza e di rientro. L'ufficio invia all'indirizzo e-mail del radiocronista i biglietti per il viaggio, il codice di prenotazione della vettura a noleggio e prepara la ricevuta per l'acconto da ritirare alla cassa. Ma la parte più impegnativa riguarda la preparazione della partita da commentare. Alcuni giovani affrontano l'evento senza documentarsi adeguamente, puntando tutto sulla loro memoria. I vecchi maestri, ci hanno insegnato invece che è meglio non improvvisare : ogni radiocronaca è un pò come un esame universitario. Questo almeno in partenza. Poi è chiaro che, durante i novanta minuti, bisogna avere sempre i riflessi pronti per raccontare in diretta, con proprietà di linguaggio e con grande ritmo tutto ciò che accade sotto i nostri occhi. Il compito non è mai facile, richiede concentrazione altissima. Ciotti diceva che, sul piano dello stress, ogni radiocronaca lascia sempre una cicatrice sul cuore. Finita la diretta, ci sono poi le interviste ed i servizi per le varie edizioni dei giornali radio. Quando a tarda sera (dopo aver trascinando in aeroporto o in stazione la valigia, il borsello e l'attrezzatura) l'inviato rientra a casa o in albergo, quasi sempre vorrebbe dormire ma non può : deve seguire in Tv i servizi sulla partita che ha commentato per capire se qualcosa gli è sfuggita. Qualche episodio curioso ? Mi capitò una volta di raggiungere la città e lo stadio e di vedere in cabina un altro collega : il programma era cambiato a metà settimana e lui non era stato avvertito! Superato l'imbarazzo e chiarito il mistero con una veloce telefonata in sede , ci siamo fatti due risate. La stessa cosa credo sia accaduta una ventina di anni fa al mio grande amico (e compagno di corso) Emanuele Dotto. Di allenatori e calciatori in una lunga carriera se ne incontrano tanti. Tra i tecnici alcuni sono introversi ed un pò permalosi, ma con la maggioranza (Ancelotti, Ranieri, Mazzarri, Allegri, Di Carlo, Guidolin,Donadoni, Gasperini,) si va in scioltezza. La stessa cosa avviene con i giocatori (ricordo l'umiltà e la disponibilità di campioni come Roberto Baggio e Gianfranco Zola). Per quanto mi riguarda, non ho mai avuto screzi con nessuno. Ho sempre pensato che sia sacro il rispetto dei ruoli per avere rapporti cordiali con tutto l'ambiente.

Il 10 Gennaio Tutto il calcio ha compiuto gli anni: ricordo la sua voce rotta dall'emozione nella cabina del Dall'Ara il giorno del 50° anniversario. Vorrei che ci raccontasse le emozioni di quel giorno
E' vero. Il giorno del 50esimo anniversario della trasmissione, ero al Dall'Ara per Bologna-Cagliari. L'emozione era spiegabile : in quella stessa cabina, 28 anni prima, era morto col microfono in mano, il grande Piero Pasini, folgorato da una crisi cardiaca durante la partita Bologna-Fiorentina ( si accasciò dopo aver descritto un gol di Pecci). Doveroso per me ricordare, in apertura di radiocronaca, una voce storica ed un professionista esemplare. Spero averlo fatto nella maniera giusta, con tono appropriato e senza commettere errori.

Hai conosciuto Piero Pasini?

Non ho conosciuto direttamente Pasini, anche per una questione generazionale. Ne ho sempre apprezzato, comunque, la sobrietà e l'attaccamento alla professione. Sono molto amico del figlio Gabriele, affettuoso e brillante collega della sede di Bologna, con il quale ho parlato spesso di quella tristissima giornata che vide il padre morire all'improvviso, quasi da eroe. Si spense, infatti, durante una radiocronaca.

Un suo commento sul ritorno di Balotelli in Italia. Un bene o un male? Il giocatore è recuperabile?
Un bene per il calcio italiano, se Balotelli dimostrerà di essere maturato. E' recuperabile se capirà che non può buttare via così, a soli 22 anni, una carriera che potrebbe essere di altissimo profilo. Dipende solo da lui.

Fra qualche settimana ci sarà l'anniversario dei fatti di Piermario Morosini. Un ricordo terribile. Lei ha vissuto quei momenti? Cosa le torna in mente?
La morte di Piermario Morosini è ancora un ferita che brucia sulla nostra pelle. Ero su un altro campo ed ho ascoltato in cuffia il racconto della tragedia. Lo conoscevo dai tempi dell'Under 21. Nel 2007, avevo seguito, insieme con Livio Forma, la trasferta degli azzurrini alle Isole Far Oer. Eravamo sullo stesso aereo. Un ragazzo dal carattere cristallino. Non ho condiviso, quella sera, la riproposizione frequente delle immagini da parte delle televisioni. Dopo alcune ore, infatti, la famiglia ha chiesto lo stop. Quella sequenza era atroce.

L' Italia del rugby sta riuscendo nell'impresa di riempire l'olimpico per un match che non sia di calcio. Cosa ne pensa? Una svolta per il concetto di sport nel nostro paese?

L'Italia del Rugby è cresciuta e questo fa enorme piacere. L'arrivo in panchina di Jacques Brunel ha trasmesso fiducia e tranquillità. Forse ha trovato un gruppo già compatto al quale lui ha dato serenità e consapevolezza. Il pubblico adesso ama molto questa squadra (mai vista tanta gente all'Olimpico). Forse siamo davvero ad una svolta. Ma guai a ritenersi già al top. Dopo l'entusiasmante vittoria contro la Francia è arrivata la sbornia di Edimburgo. Bisogna rituffarsi nel lavoro e non mollare mai. Direi che anche nel Tennis l'Italia, dopo anni di torpore, si è svegliata. L'intero movimento ne aveva bisogno.

Cosa le viene in mente se le chiedo di parlarci di Enrico Ameri?

Ameri è stato "la radiocronaca". Ritmo impetuoso, passione travolgente, parole sempre scandite e concetti chiarissimi. A tutto questo bisogna aggiungere le sue straordinarie qualità umane. Era molto religioso, amava la famiglia, adorava gli amici. Avendo viaggiato molto insieme, mi considerava uno degli "allievi" prediletti. Forse esagerava. In realtà ha insegnato molto a ciascuno di noi. Per avere una idea del grande spessore professionale, basterà ricordare che all'inizio della carriera Enrico aveva fatto anche l'inviato di guerra in Indocina e, nel luglio del 1969, aveva raccontato per la radio italiana da Cape Canaveral, il primo sbarco degli americani sulla luna. Ma ci vorrebbe un romanzo per parlare compiutamente di lui. Un peccato che quella malattia ce lo abbia portato via un pò presto.

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