di Francesco Furlan
In una settimana funestata dalla presenza del cosiddetto Festival della
Canzone Italiana (rimpiango i tempi di Nilla Pizzi o tutt’al più quelli
di Domenico Modugno, mentre per i presentatori punterei su Nunzio
Filogamo:”Cari amici vicini e lontani…”) e dall’inopinata assenza di
Repice, non sono mancate comunque le note positive a partire dalla
presenza nella scaletta di sabato di Antonio Lopez, materializzatosi
dopo tanto tempo in cui Corsini ce lo segnalava come corrispondente
“muto” dalla Calabria (la scorsa settimana lo aveva addirittura
ringraziato assieme ai tecnici). Vista la sua convincente prestazione,
mi auguro che Cucchi vorrà riproporcelo più spesso.
Vincitore di giornata
Emanuele Dotto. Inutile nasconderselo: come già affermato correttamente da Stefano nel suo blob speciale, Dotto era stato il vero vincitore dell’ultima kermesse sanremese. La sua non presenza nella cittadina ligure aveva lasciati un po’ sconcertati i suoi ammiratori. Ma, ciò nonostante, bisogna dire che il sommo Emanuele se l’è cavata anche quest’anno alla grandissima, a partire dal suo esordio (dove non ha mancato di far notare la difficoltà di “gestione” dei due colleghi presenti a Sanremo) fino all’ultima serata, quando lo spazio per lo sport è stato davvero assai limitato. Molto bene anche nella radiocronaca di domenica, gestita in scioltezza e (per lui) insolita sobrietà. Lode a Dotto, sperando che l’anno prossimo torni a Sanremo in loco, giusto per alleviare un po’ la pesantezza ed il grigiore dell’oramai bolsa manifestazione canora.
Top
Niki Pandolfini: ennesima grande prestazione della voce di Catania, forse il migliore in un pomeriggio in cui comunque un po’ tutti hanno dato il meglio di loro stessi (dal solito Cucchi, ad uno scoppiettante Mazzeo, ad un triste ma efficacissimo Monaco). Cronaca sempre precisa ed emozionante, nonostante i famosi effetti del “Massimino”, tanto amati dall’amico Del Giudice, continuino a segnalarsi per un eccessivo “understatement” (a me non toglie nulla dalla testa che sia una misura di prevenzione dei timpani dei radio-ascoltatori, qualora ci fosse qualche inopinato acuto della speaker). Molto bene anche a Stadio Sprint ed alla Domenica Sportiva, in elegantissimo completo blu. Solo una piccola annotazione: il colore dei capelli ricorda lo stesso che fino a qualche tempo fa sfoggiava anche il suo concittadino Pippo Baudo…stesso preparato chimico ?
Filippo Corsini: in una puntata vivente della rubrica “Amarcord” il nostro grande Filippo ci riporta alle gloriose settimane olimpiche dello scorso Agosto. Precisamente, in quei tre giorni in cui la sua voce, stuprata dal dispositivo di aria condizionata degli studi londinesi, se ne era bellamente andata. Non so se per impossibilità di cambiare la designazione in corsa o per grandissimo senso del dovere, il grande Corsini non ha voluto mancare all’appuntamento clou della puntata domenicale. E’ riuscito a gestirsi al meglio, anche se nel finale era oramai evidente che, più che con la voce, conduceva con la forza di volontà. Meno male che è arrivato subito Zauli a rinforzo (discreto, ma non è la stessa cosa). A Filippo un grandissimo grazie per essere rimasto con noi nonostante le precarie condizioni.
Herbert von Karajan (Salisburgo, 1908 – Anif 1989): è stato, sic et simpliciter, il più grande direttore d’orchestra del secolo scorso. Se qualcuno volesse iniziare un percorso di ascolto delle più importanti pagine sinfoniche “classiche”, consiglierei vivamente l’ascolto della sua integrale delle Sinfonie di Beethoven (Deutsche Grammophon 1963). O, visto che siamo in anno di bicentenari illustri, il suo CD con musiche sinfoniche tratte da opere di Wagner (Loehngrin, Tannhaeuser, Meistersinger, Tristan und Isolde, per la EMI), mentre per Verdi c’è l’imbarazzo della scelta: consiglio la prima incisione della Messa da Requiem per la Deutsche Grammophon (con Mirella Freni, Christa Ludwig, Carlo Cossutta e Nicolai Ghiaurov), l’Aida del 1958 per la Decca (con la Tebaldi, la Simionato e Bergonzi) o Il Trovatore del 154 per la EMI (con la Callas, la Barbieri e Di Stefano).
PS: Andrea Pirlo non ha NULLA a che fare con Herbert von Karajan. Solo per la precisione.
Flop
Canzoni e Campioni: personalmente non ho trovato molto riuscito il format di quest’anno. Negli ultimi anni, il mix aveva funzionato più che discretamente, raggiungendo un vero e proprio picco nell’edizione dell’anno scorso, con Dotto mattatore indiscusso. Per questa edizione, si è scelta la soluzione del doppio studio che mi è parsa un poco farraginosa, finendo per causare una certa confusione e lasciando a Dotto un margine di manovra piuttosto esiguo. E poi, con il massimo rispetto per due grandi professionisti: ho l’impressione che la Tedeschi e Foderaro oramai siano un po’cotti. La Tedeschi, già da qualche anno ai vari giornali radio sfodera servizi di spettacolo e musica leggera (dei suoi rari interventi nel campo della musica classica è bello tacere) che l’hanno fatta diventare il Vincenzo Mollica in gonnella (non ricordo da decenni un suo servizio che azzardi un quantomeno cauto giudizio negativo); Foderaro mi è parso un poco appesantito: la sua intervista a Rocco Siffredi l’ho trovata davvero imbarazzante. Per contro, ho molto apprezzato l’intervista ad un grandissimo della musica italiana come Franco Cerri, anche perché, assieme alla Molinari ed a Cincotti ha riproposto una delle più belle e struggenti canzoni di Jula De Palma. Tante ombre e qualche luce: auspico che magari l’anno prossimo si ritorni alla formula con studio unico e che magari possano cambiare i conduttori della parte musicale.
Emilio Mancuso: dopo la più che dignitosa prestazione per la Coppa Davis di tennis di due settimane orsono, diciamo che la sua prestazione ai Mondiali di sci alpino non è stata delle migliori. Sempre un poco monocorde nel tono, raramente ha azzardato qualche brano di cronaca. Oltretutto è pure stato sfortunatissimo, perché (se non ricordo male) nelle non tantissime dirette che gli sono toccate, quasi mai è riuscito a raccontare le poche soddisfazioni che abbiamo avuto. Adesso speriamo che si rinfranchi un poco nel prosieguo della Coppa del Mondo.
Massimo Zennaro: coinvolto pure lui nel terremoto che ha rivoluzionato le designazioni fra sabato e domenica, da Cittadella gli è toccato passare a Verona. Onestamente, è stata una delle sue più scialbe prestazioni stagionali (tanto più che in contemporanea con lui c’era il solito, eccellente Brughini), piuttosto confusionaria fin dall’inizio (vedi il gol del Palermo). Capita; siamo sicuri che il neo Segretario regionale del Sindacato dei Giornalisti del Veneto si rifarà prontamente.
Ciò detto, la pagella saluta e si prende una settimana di pausa…elettorale: ci risentiremo per commentare assieme le radiocronache del week-end della prima settimana di Marzo.
#TICBemozioni
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mercoledì 20 febbraio 2013
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1 commenti:
Segnalo che Antonio Lopez non è un debuttante; con Martegani caporedattore è stato chiamato in causa in più occasioni, per la serie B soprattutto ma anche in due circostanze in A (delle quali l'ultima con Cucchi capo). Trovo particolare il suo timbro di voce e la sua "ritmica", molto vintage!
Cucchi è uno dei pochissimi a non risentire del fattore San Paolo, spesso deleterio per molti suoi colleghi (toni troppo bassi sui gol ospiti e troppa retorica). Tra i flop, di Zennaro ho ascoltato ben poco; certo, avrebbe potuto presentarsi in apertura di cronaca. Avallone invece è affidabile ed anche gradevole in fase di analisi, ma in cronaca difetta alquanto, mancando anche della giusta enfasi. Su Canzoni e campioni che dire: riconosco che è un'iniziativa riuscita. Io preferivo la vecchia formula: radiocronaca integrale fino all'inizio del Festival, poi aggiornamenti. Ma se la Rai si ostina a frapporsi alle coppe europee, buonanotte. Poi certo, degli anticipi del venerdì nessuno sentiva il bisogno.
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