di Gabriele Majo per #tuttoilcalcioblog
"Ossessione Calcio. Storie di football e nostalgie"di Nando Mainardi
Edito da Zona
articolo dal sito Stadiotardini.it per la presentazione del libro
Uno spaccato del bel calcio che fu, lontano 20 anni dal “liberismo” imperante anche nella pedata, ma che ha trovato albergo alla Casa del Popolo, il circolo Arci di Via Solari, nella serata di sabato 5 luglio 2014: stiamo parlando della presentazione, tra musica e parole, di “Ossessione Calcio”, il libro (clicca qui per acquistarlo on line scontato) dato alle stampe da Nando Mainardi raccogliendo una serie di suoi testi per un ciclo di trasmissioni andate in onda sulla bolognese Radio Città Fujiko: si tratta di storie di football e nostalgie, molto autobiografiche (le porte, senza traverse, immaginate da bambino; quelle strane olimpiadi da cortile costate sassi in faccia con la convinzione di imageessere immortale, o quasi, se non è morto tra i 6 e i 10 anni), ma non solo, visto che uno degli eroi narrati è quel Giovanni Lodetti, mediano milanista calcisticamente vissuto due volte, prima come “Basléta” sui campi della serie A, quando doveva farsi il mazzo per l’abatino Rivera, e poi come “Ceramica”, dopo aver questuato un imageposto in squadra a dei ragazzini su un campetto di periferia. Avvezzo al racconto radiofonico Mainardi ha magistralmente condotto il reading della sua opera, accompagnato alle tastiere dal M° Davide Zilli: i due, anche in altri contesti, avevano collaborato assieme, per esempio nell’omaggio ad Enzo Jannacci, (durante la serata ha eseguito la sua “Vincenzina e la fabbrica”), trovando la convinzione di poter fare lo stesso per render ancora più gradevole l’ascolto live di “Ossessione Calcio”, prezioso volume dedicato ad Enrico Ameri e Sandro Ciotti. “Ho scritto questo libro sul calcio d’annata pensando a voi – spiega l’autore nella IV di copertina – Ricordate? Era il vostro calcio: quando lo stopper portava il numero cinque, quando i giocatori della nazionale non sapevano a memoria l’inno di Mameli, quando c’era la Mitropa Cup, quando milioni di orecchie si attaccavano alle radioline per ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto. Quando non c’era Sky, e quando le vostre voci e le vostre parole – ‘stadio gremito fino ai limiti della capienza’, ‘abbranca il pallone e si accinge al rinvio’, ‘varca la linea centrale del campo con palla al piede’ – ci facevano immaginare e sognare le partite della domenica pomeriggio…”. Partite, come ha spiegato Mainardi, che non erano una sola, o otto (quando le squadre erano 16) ma milioni e milioni, tante come le orecchie o come l’immaginazione di ognuno dei radioascoltatori che viveva la gara a proprio modo rielaborando con la fantasia il racconto della voce che usciva dal transistor.
0 commenti:
Posta un commento