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lunedì 30 marzo 2015

Domenica 29 Marzo 2015: grazie, grazie, grazie!

#tuttoilcalcioblog

di Marco D'Alessandro - Una parola di sei lettere si ripete per tre volte in un crescendo rossiniano: grazie, grazie, grazie! Le ha pronunciate il nuovo alfiere della Rossa, le ha diffuse dal buondì alla buonasera di una Domenica Nostra che ha cacciato via quella cappa di nausea tipicamente da Nazionale di calcio azzurra e, in generale, da Italia. E' tornato clamorosamente a galoppare il Cavallino Rampante, è tornato il tricolore sui tre gradini del podio MotoGp. La macchina del tempo e della suggestione ci ha inebriato l'epoca che fu, quando un tedescone firmava i capolavori della Ferrari e i centauri cantavano l'inno di Mameli. In una Domenica in cui la Serie A si è gentilmente fatta da parte, senza farsi granchè rimpiangere, assieme ai suoi livori. Ma che prossimamente speriamo possa dare sfogo a quell'appetito di Europa che le nostre tre, in giro per il continente, ci hanno fatto venire.
La Ferrari e la sua Domenica degna del suo marchio, quello italiano più noto nel Mondo. Il ritorno all'hurrà con una tempistica che ha bruciato le tappe e perfino quelle del ferrarista più ottimista del globo. La rifondazione, la tabula rasa, la ripartenza da zero. Facce nuove, aria nuova, cervelli nuovi. Da Marchionne, eravamo stati avvertiti tutti lo scorso Natale, ci sarebbe stato da portare tanta pazienza. Poi la riscoperta di una cultura del lavoro in cui si rema tutti dalla stessa parte, con tanti saluti ai "gruppi e gruppetti". Maurizio Arrivabene, nuovo team principal rosso e ferrarista dentro, si è impossessato di Maranello con un'autorità e un tatto che sta lasciando pochi spazi all'equivoco. Sebastian Vettel, che dalle colonne di questa rubrica aspettavamo da anni a questo appuntamento e ci onoriamo di averlo scritto in tempi non sospetti in cui fu troppo facile sminuire quattrotitolimondialiquattro. Aspettavamo che chiudesse il suo ciclo bibitaro per la definitiva consacrazione tra i top dell'automobilismo, affermandosi in due scuderie diverse, come da destino dei grandissimi. E' molto presto per strombazzare. Però i ferraristi viscerali certe cose le annusano fin dai primissimi test, fin dall'approccio. Riconoscono a pelle un ragazzo, alto, biondo e occhi azzurri illuminati, che sta riuscendo a toccare le corde di un'anima troppe volte maltrattata nei precedenti anni. Un ragazzino che sembra saper azzeccare sempre i luoghi e i momenti in cui spostarsi e costruire. Nessuno era ancora stato in grado di mettere in dubbio la superiorità schiacciante delle Mercedes in una gara asciutta, lineare, regolare, da corpo a corpo. Fino a questa Malesia. Nessuno pensava che già adesso le Ferrari spezzassero il digiuno di due anni senza vittorie. La tattica, il piedino, il manico al cospetto degli argentati che comunque, va detto, non hanno interpretato la loro giornata più lucida. Ma non c'è fortuna o casualità di mezzo. Le Mercedes battute e nessuna partita contro Red Bull (addirittura doppiate, che nemesi!) e Williams. In Seb abbiamo rivisto, in copia di carta carbone (come disse Arrivabene in inverno), quello Schumi anni Novanta che contrastava le Williams-Renault e Mclaren-Mercedes, tecnicamente superiori e imprendibili sulla carta. E che poi, in quelle Domeniche in cui non ci speravamo più, ci faceva ascoltare ed adorare quei due inni nazionali, facendoli sposare in una luna di miele divenuta eterna. Impossibile trattenere le emozioni e le commozioni. Sarebbe come chiedere ad un tifoso del Napoli di rimanere insensibile se, in un giorno futuro, un attaccante argentino indossasse la numero 10 azzurra e insaccasse un calcio di punizione davanti al pubblico di Fuorigrotta. Si stanno ponendo basi che fanno sperare ardentemente, come fu nel 1996, anno noto come quello dello sbarco di Schumi sulla Luna di Maranello. C'è Vettel e la sua voglia di Ferrari, ma anche il mezzo, la SF15T, Eva per gli intimi. Un progetto che continua a non deludere fin dai test invernali di Jerez de la Frontèra. La bontà del lavoro in Rosso è testimoniata dalla rimonta del redivivo fuoriclasse Kimi Raikkonen, entusiasta (raro, a conoscerlo) della nuova vettura, precipitato in fondo al gruppo al pronti-via assalito anche dalla rogna, comunque capace di andarsi a prendere il suo migliore risultato da quando è tornato a correre per la Scuderia: quarto posto. La Ferrari di Sepang ha vinto di testa, ma anche di prestazione. E si sta tornando a giocare a due punte. Non ci sono più "geni o scemi". Arriveranno gli ovvi momenti più duri da affrontare, perchè così è toccato a tutti e toccherà anche stavolta e perchè la strada è assai lunga. Nessuno deve osare a sbrodolare in improbabili ambizioni iridate: l'obiettivo era di tornare a vincere in gara e fare più podi della passata stagione: la cosa sta già riuscendo appena alla tappa numero due. Passo per passo e piedi per terra, come vede e provvede Arrivabene. La Mercedes è ancora lontana. Ma ora godiamocela, da tifosi, dopo tutto quello che si è dovuto ingoiare in questi due anni. Nell'aria c'è tanta voglia di Forzaferàri, per buttarla giù in maranellese stretto (ma ora anche vetteliano).
Come purtroppo solitamente accade con i gran premi disputati nelle ore mattutine, si riduce alle briciole lo spazio di radiocronaca. Stavolta abbiamo voluto raccogliere tutto quel che si è sentito nella Domenica: la diretta della partenza, i servizi del Giornale Radio (e pazienza se repetita iuvant), il commento in Domenica Sport in compagnia di Emanuele Dotto che torna a parlare di "formidabile pilota tedesco". Di un Gran Premio così, c'è da conservare tutto. Anche se decisamente pochino.

Rossa e Rossi. Gli organi hanno rispolverato quel vecchio titolo che tanto si confaceva nei primi anni Duemila, quando coincidevano le vittorie di Valentino e della Ferrari. Basterebbe dire questo e notare come Vale sia ancora qui, mentre tutto il contorno dei protagonisti è cambiato. Lo abbiamo dato per sorpassato e bollito. Lui è sempre qui, ad attraversare e incidere le epoche, con lo stesso entusiasmo da quindicenne, anche quando la carta d'identita lo costringerebbe ai 36 anni. Ma noi ancora non ci capacitiamo di immaginare quel giorno in cui non prenderà più parte ad una corsa. Valentino per sempre, nel giorno in cui si accende il Motomondiale 2015 e torna prepotentemente a ruggire il rosso ducatista, onorato da Dovizioso e Iannone e che avrebbero meritato la vittoria, non fosse stato per quel popò di mitoeleggenda col numero 46. Spagna giù dal podio dopo anni immemorabili. Un Gran Premio da voto quindici in pagella, chiosa un gasatissimo Nico Forletta nella sua radiocronaca diretta, ottima alternativa al dilagante (non ingiustificato) guidomedismo della tv. E ce la andiamo a rigustare alla grande, con il montaggio curato dal nostro Fabio Stellato.

Ricordato che anche le ruote del ciclismo ci hanno regalato la soddisfazione del ritorno alla vittoria in una classica, come nel caso del 38enne Luca Paolini nella Gand-Wevelgem; la chiusura la vogliamo dedicare ad un ragazzo che continuamo a non dimenticare. Ci lasciò proprio a Sepang sulla pista che sta facendo sognare il popolo ferrarista e nel capolavoro tricolore in Qatar, avrebbe aggiunto il suo rumoroso contributo. Marco Simoncelli. Avrebbe detto: Diobò, che bella giornata.

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