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giovedì 19 gennaio 2017

Addio a Mario Poltronieri, la voce paterna della F1

#tuttoilcalcioblog

di Marco D'Alessandro - Per un segno del destino più che mai intriso di benzina, nello stesso 18 Gennaio in cui l'indimenticabile Gilles Villeneuve avrebbe spento 67 candeline, la bandiera a scacchi saluta Mario Poltronieri, la storica voce Rai della Formula 1 di tre decenni: anni '70, '80 e '90. Le epoche più ruggenti e più vibranti, altri tempi, come si suol dire in queste circostanze. La telecronaca di Mario Poltronieri, battezzato sul "suo" baseball e sulle moto, prima di divenire la voce di quei "cavalieri del rischio" dei quali faceva parte anche lui, negli anni '50, come collaudatore Abarth.  Prese il posto di Piero Casucci e fu il sottofondo delle imprese dal Niki Lauda ferrarista al primo Michael Schumacher iridato, quello Benetton del 1994: la sua ultima telecronaca per la RAI risale proprio al Gran Premio d'Australia ad Adelaide, quando nella notte italiana raccontò "dal tubo" lo scontro tra Michael Schumacher e Damon Hill. Ha attraversato la storia delle corse più celebri in epoche più antiche ma molto più vere e genuine rispetto alla Formula 1 moderna sempre più plastificata, artificiale, distaccata. Senza sorpassi col trucco e arzigogolamenti vari. La F1 del baffo volante di Clay Regazzoni che, appeso il volante al chiodo, diventerà una delle spalle tecniche più apprezzate a telecronache dove la competenza e l'assenza di peli sulla lingua, primeggiavano su ogni altra particolarità. La F1 più naif e più umana, quella dell'Ezio Zermiani ("linea a Zermiani", quante volte!) che correva a perdifiato in ogni angolo di ogni box per far tesoro di ogni minima espressione di questo o quel pilota. Mario Poltronieri, Ezio Zermiani, Gianfranco Palazzoli: il trio Villa Arzilla, anzi, Primavera. La F1 di Ayrton Senna e Alain Prost a Suzuka e delle loro botte e risposte. La F1 di quando Michele Alboreto ci faceva sognare al volante della Rossa, nell'ultimo decennio di vita del Grande Vecchio, Enzo Ferrari: anni di sofferenze, attese, delusioni, illusioni. Le lacrime di gioia che attanagliarono "anche il commentatore, come ben potrete capire", quando Gilles Villeneuve portò clamorosamente al successo la Ferrari negli ultimi giri a Montecarlo nel 1981, interrompendo un digiuno di quasi due anni e siglando il primo successo storico di un motore turbo, facendo innamorare tutta una generazione della "febbre Villeneuve". Le lacrime di lutto dentro anni in cui la tragedia avrebbe potuto bussare ogni settimana, fino ad arrivare alla terribile Imola 1994. Una F1 raccontata non sempre integralmente, non sempre in diretta, non sempre trasmessa, con poco più di un monitor di servizio, con quella voce che usciva tappata dalla linea telefonica e sovrastata dai brum-brum delle monoposto che sfrecciavano sul traguardo, per la sfortuna del "vostro cronista" che non occupava cabine chiuse e isolate, non popolate dai veri e propri eserciti di commentatori tecnici che siamo abituati ad ascoltare oggi.  Mario Poltronieri, milanese classe 1929, faceva quasi tutto da solo e poteva permettersi di farlo, anche di ammonire e tirare le orecchie al suo sport e ai suoi interpreti. E' stata una voce garbata come adesso non sarebbe più attuale anche se, pure allora, i detrattori delle corse si abbandonavano al sonnellino dopo la partenza e ironizzavano sulle sue pause e la compassatezza. E' stata la voce della Formula 1 della RAI in era monopolio, istituzione al pari di Nando Martellini per il calcio, Aldo Giordani per la pallacanestro, Adriano De Zan per il ciclismo, Paolo Rosi per l'atletica e così via. Mostri sacri del giornalismo televisivo, che hanno rappresentato i vari sport portati a disposizione del grande pubblico che man mano scopriva quelle nuove passioni da tramandare.
Raggiunta la pensione nel 1994, non si è mai definitivamente staccato da quello che è stato il suo mondo. Lo abbiamo continuato a trovare in RAI come presentatore prima e opinionista poi, negli anni della favolosa Ferrari schumacheriana, negli studi condotti da Gianfranco De Laurentiis, ma anche in alcune reti private e locali, come "Griglia di Partenza" di Telenova. Non lo abbiamo perso di vista nemmeno negli ultimi tempi, quando da ultraottantenne si è prestato come firma del portale "Formulapassion.it" ha curato la rubrica del "Flobert", con aneddoti e racconti di carriera tutti da divorare, per la gioia dei lettori che lo hanno omaggiato e ai quali non mancava di far pervenire una risposta, uno ad uno, facendosi conoscere anche agli appassionati più giovani. Era presente e attivo anche sui social network: nelle ultime settimane annunciava su Facebook una ripresa delle sue rubriche, al più presto. La sua descrizione del profilo twitter recitava così: "E mi dovete sopportare ancora!". E' stato un vero piacere aver avuto l'opportunità di crescere sopportando quelle telecronache, caro Mario. Un vero signore. Una voce paterna.

La notizia della scomparsa di Mario Poltronieri è arrivata anche sulle onde della Radio, nel corso di Zona Cesarini e nell'intervallo della radiocronaca di Lazio-Genoa valevole per la Coppa Italia, con Maurizio Ruggeri, Massimo Barchiesi e Manuel Codignoni.



Le immagini del duello Villeneuve-Arnoux del Gran Premio di Francia a Digione nel 1979 sono emozionalmente parenti del gol di Tardelli al Bernabeu o del 4-3 di Rivera a Città del Messico. Intramontabili, capaci di trasmettere ad un appassionato di corse, sempre la stessa pelle d'oca della prima volta, anche dopo migliaia di riproposizioni.



Gli ultimi memorabili chilometri del Gran Premio d'Austria del 1982 a Zeltweg, quando il compianto Elio De Angelis vinse in volata con la Lotus contenendo l'attacco della Williams di un Keke Rosberg (padre di Nico) che arrivava a razzo. L'arrivo sul traguardo del pilota romano con appena 5 centesimi di margine, rappresenta una delle rarissime occasioni, se non l'unica, in cui Mario Poltronieri perse l'aplomb e si abbandonò all'entusiasmo, concedendosi di alzare la voce. Epico.


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