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sabato 13 maggio 2017

Radio Corsa - Il Punto sul Giro 100 (02)

#tuttoilcalcioblog


di Stefano Stradotto

Italia cercasi: la storica centesima edizione del Giro d'Italia sta coincidendo con l'inizio di corsa peggiore in termini di risultati per i nostri corridori. Mai nelle 99 edizioni precedenti si erano registrate sette tappe in avvio di Giro senza successi per i colori italiani, se si eccettua il 2010 quando il successo di Pozzato arrivo sì all'undicesima frazione ma in quel caso preceduto dalla vittoria nella cronosquadre della quarta tappa dell'italiana Liquigas, con conseguente maglia rosa sulle spalle di Vincenzo Nibali. E a proposito di maglie a fare di questa prima settimana 2017 la peggiore nella storia per l'Italia è anche un altro dato, oltre alle tappe vinte, quello appunto di una maglia rosa mai nemmeno sfiorata da un corridore di casa e più in generale nessuna delle graduatorie (a punti, scalatori, giovani) ha visto un italiano in testa se si eccettua la maglia blu dei gran premi della montagna vestita dal giovane Benedetti solo nella prima giornata in Sardegna.
La momentanea disfatta azzurra non era comunque così impronosticabile alla vigilia: detto della delusione per il dato in sè occorre infatti sottolineare come il digiuno italiano sia anche facilmente spiegabile con freddi ma efficaci numeri. Questa edizione partiva infatti già con un record negativo per il nostro ciclismo, in quanto in Sardegna ci siamo presentati con il minor numero di iscritti nella storia del Giro, 42 sui 198 partenti, circa il 22% sul totale del gruppo. I motivi della scarsa presenza, in calo costante da alcuni anni, è innanzitutto logica conseguenza del sistema World Tour di cui fanno parte 18 squadre ammesse di diritto a tutte le grandi corse. Ebbene questo è il primo anno in cui nessuna formazione italiana fa parte del circuito World Tour. La possibilità di iscrizione al Giro per squadre azzurre passava quindi necessariamente per le 4 wild card assegnate a scelta dall'organizzazione che però ha deciso di utilizzarne solo due a favore di formazioni di casa nostra, la Wilier Triestina e la Bardiani Csf, quest'ultima unica squadra composta interamente da corridori italiani ma al tempo stesso mutilata alla vigilia dall'esclusione per positività all'antidoping di Pirazzi e Ruffoni e dunque costretta a partire con soli 7 elementi invece dei 9 previsti.
Oltre a questa situazione già di base critica e alle cui basi ci sono le difficoltà strutturali ed economiche dello sport italiano che non permette a squadre e gruppi sportivi locali di poter emergere come un tempo, si aggiungono poi le situazioni contingenti. Detto di Pirazzi e Ruffoni, da rimarcare naturalmente le assenze, quella di Aru che sarebbe partito dalla sua Sardegna con i favori del pronostico (infortunio in allenamento), quella del campione olimpico Elia Viviani che avrebbe voluto portare in giro per l'Italia il suo splendido oro di Rio proprio in questa edizione 100 ed invece ha subito la scelta (irrispettosa sia per lui sia per il Giro) del Team Sky che lo ha lasciato a casa a favore di un gruppo composto solamente da uomini adatti alle tappe in salita in appoggio ai capitani Landa a Thomas. Diego Ulissi, anche contro il parere del suo team manager Beppe Saronni, ha scelto invece personalmente di puntare tutto sul Tour ravvisando nel percorso della corsa francese 2017 più chance per i cacciatori di tappe. Ad aggiungersi a tutto ciò, drammaticamente, non possiamo non ricordare con il consueto commosso pensiero la scomparsa di Michele Scarponi che sarebbe stato il capitano dell'Astana.
Infine le difficoltà di chi invece in corsa c'è: Giacomo Nizzolo, campione italiano e con ottime chance in volata, soffre a causa di asma e allergia, Sacha Modolo, ottimo al recente Giro di Croazia, sembra aver perso smalto avendo forse raggiunto il picco di condizione troppo in anticipo, mentre tanti altri corridori che potrebbero farsi valere non possono causa ordini di scuderia: da Pellizotti e Visconti per Nibali a Bennati per Quintana, da Battaglin per Kruijswijk a Rosa per Thomas, parliamo infatti di uomini che necessariamente devono correre votati interamente ai propri capitani rinunciando in partenza a velleità personali.
Aspettiamo dunque con ansia l'arrivo delle difficoltà vere puntando tutto, forse troppo, su Vincenzo Nibali, che comunque ha spalle abbastanza larghe da sopportare anche questa pressione. In salita qualche possibilità di ben figurare, da vedere poi fino a che punto anche in ottica classifica generale, anche per Formolo e Pozzovivo. Primo esame vero domani, arrivo in salita in Abruzzo sul Blockhaus una delle montagne più dure del Giro, ma anche il finale di oggi a Peschici potrebbe rivelarsi più impegnativo di quanto non si pensi e regalare emozioni, fin qui abbastanza latitanti a prescindere dalla situazione degli italiani.
Dopo queste due frazioni ed in attesa della crono di martedì cominceremo a capirne di più, sempre con il pericolosissimo lussemburghese Bob Jungels in maglia rosa.




Per l'appuntamento con la storia con il quale chiudiamo ogni puntata in occasione di questo Centesimo Giro incontriamo il primo grande campione nella storia del ciclismo, Alfredo Binda, in grado di vincere a cavallo tra gli anni '20 e '30 del '900 cinque Giri; dopo i primi quattro, dominati, l'organizzazione del Giro arrivò perfino a pagare a Binda la somma che corrispondeva al montepremi finale per convincerlo a non partecipare, rendendo così la corsa più incerta e combattuta. Nel 1933 Binda tornerà a vincere il Giro, appunto per la quinta volta, ed è relativo a quell'edizione il raro filmato che vi proponiamo grazie al canale YouTube CinecittàLuce



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