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venerdì 26 maggio 2017

Radio Corsa - Il Punto sul Giro 100 (07)

#tuttoilcalcioblog


di Stefano Stradotto

Più della corsa poté la polemica. La tappa dolomitica di ieri pomeriggio sta infatti tenendo banco ancora a distanza di ore più per quanto avvenuto nel dopo-tappa che per quanto visto lungo i cinque passi scalati ieri.
Ma andiamo con ordine partendo dalla corsa, che alla fine ha lasciato il retrogusto della delusione per lo spettacolo atteso ed in definitiva non visto. Lo sviluppo della quart'ultima frazione di questo Giro ha avuto in qualche modo una dinamica opposta a quella dello Stelvio: se martedì nulla era avvenuto su Mortirolo e Stelvio, con la corsa che era esplosa solo sull'ultima salita regalando poi una delle tappe più belle degli ultimi anni, con il trionfo di Nibali, ieri invece tutto è sembrato per un attimo incendiarsi già a metà tappa sulla terz'ultima ascesa di giornata, il Passo Gardena, ma la fiammata si è rivelata ben presto un'illusione e nulla di significativo è poi accaduto nella parte finale della tappa. La fiammata sul Gardena, durata una manciata di minuti, ha portato la firma di Quintana prima e di Nibali poi; la tattica preparata dalla Movistar e dalla Bahrain Merida era, sulla carta, perfetta, con gli spagnoli che avevano piazzato tre uomini nella fuga del mattino, stessa cosa fatta da Nibali e soci con il gregario Siutsou. Nel momento in cui sul Gardena Quintana ha provato lo scatto ecco dunque che due dei suoi gregari sono stati immediatamente fermati per attendere il capitano ed aiutarlo nel tentativo di fuga da lontano. Nibali, dal canto suo, ha atteso qualche centinaio di metri per poi scattare a sua volta andando a riprendere il compagno Siutsou ed il gruppetto di Quintana. Tattica sulla carta perfetta anche perchè la maglia rosa era nel frattempo rimasta senza compagni di squadra e dunque l'olandese si sarebbe trovato costretto all'inseguimento solitario, in proprio, con il rischio che essendo così isolato ed esposto agli attacchi degli avversari diretti potesse anche saltare. Tutto perfetto dunque in ottica Nibali-Quintana? Sì, se non fosse per un piccolo ma decisivo dettaglio: la forma smagliante di Tom Dumoulin. Nonostante infatti il piano fosse perfetto, anche per guadagnare minuti, doveva necessariamente passare anche per un momento di difficoltà da parte del leader della corsa. Sarebbe bastato questo per far saltare il banco, visto che l'attacco è stato sferrato a 60 km dall'arrivo e con due salite ancora da affrontare. Quello si è rivelato però il momento decisivo, forse per l'intero Giro d'Italia, ma non come Nibali e Quintana si aspettavano. E' stato infatti il momento decisivo per Dumoulin e la sua maglia rosa, con l'olandese in grado di tornare a ruota degli avversari da solo nel giro di poche centinaia di metri, con il suo ritmo efficacissimo supportato da una condizione mai così buona e anche da una testa che appare maturata nella gestione dell'ultima settimana di corsa. In un attimo quindi annullate strategie, ipotesi, calcoli, da una sola verità che per il momento contraddistingue questo Giro d'Italia: Tom Dumoulin è il più forte.
Gli spunti tecnici si sono di fatto esauriti qui; probabilmente anche frustrati nello spirito, nonché provati anche dal punto di vista fisico, Nibali e Quintana non hanno più affondato il colpo. Un paio di scattini più dimostrativi che sostanziali nel corso dell'ultima salita ai quali Dumoulin ha risposto allungando a sua volta. Ed è stato proprio in quel momento che è apparso evidente come il più forte sia proprio lui, dato che a nostro avviso, se avesse voluto, avrebbe anche potuto staccare tutti andando a prendersi il successo di tappa, nel frattempo conquistato invece dal fuggitivo Van Garderen con Landa ancora secondo. Ma a Dumoulin non serviva quest'ulteriore dimostrazione di forza, quasi di arroganza, ed ha giustamente gestito e controllato la situazione. A quel punto è scattato il momento-polemica cui accennavamo in apertura. I primi tre della generale come detto si controllano e decidono di provare qualcosa allora quelli che in classifica si trovano nelle posizioni immediatamente seguenti: parte Pozzovivo, seguito da Pinot, quindi è la volta di Zakarin, Mollema e Kruijswijk.. Nibali e Quintana non rispondono, Dumoulin tantomeno visto che gli uomini in questione sono ben distanti in classifica generale dal primato. Un po' meno distanti sono invece dal podio, ed è per questo che l'immobilismo di Nibali e Quintana è meno giustificabile e porta dunque a dover bocciare i due campioni, fin lì invece meritevoli di applausi per i tentativi messi in atto. Un po' la frustrazione un po' la fatica, ma francamente crediamo che ad aver indirizzato la scelta dei due sia stato un clamoroso errore di valutazione: concentrandosi solo su Dumoulin hanno infatti inspiegabilmente permesso a Pozzovivo e Pinot di guadagnare un minuto, poco meno a Mollema e Zakarin, con una classifica che adesso è corta forse come mai prima a soli tre giorni dalla chiusura. Fatto sta che Pinot è ad una manciata di secondi da Nibali, così come Zakarin e perfino l'ottimo Domenico Pozzovivo di questa edizione a meno di un minuto può ora coltivare ambizioni di podio. E' vero, tutti questi corridori sono anche abbastanza vicini a Dumoulin e quindi in caso di loro attacco lo stesso olandese non potrà più stare a guardare, ma come lui stesso ha dichiarato dopo il traguardo quelli che rischiano seriamente la loro posizione in classifica sono Quintana e Nibali. Dopo l'arrivo Dumoulin e Nibali non se le sono mandate a dire "spero che Nibali e Quintana perdano il podio" ha attaccato l'olandese, "è troppo spavaldo, stia attento al karma, queste cose possono anche ritorcersi contro" la risposta dello Squalo.
Al di là dei botta e risposta speriamo di assistere ad uno spettacolo diverso sui due arrivi in salita di oggi e domani a Piancavallo e Asiago, anche se la rosa di Dumoulin è sempre più scintillante e sicura, solo una crisi imprevedibile al momento può rimettere in gioco chi insegue, anche perchè le due tappe che ci attendono non presentato salite in serie durante la giornata ed è dunque più difficile guadagnare il terreno necessario.




Abbiamo parlato di liti e rivalità a margine della corsa e dunque il nostro approdo di oggi nel percorso lungo i 100 Giri calza a pennello: chi più di Francesco Moser e Giuseppe Saronni ha incarnato questo tipo di rivalità, a cavallo tra gli anni '70 e '80? Lotte in strada, soprattutto al Giro (due vinti da Saronni, uno da Moser) ma anche davanti a telecamere e microfoni. A questo proposito ecco dunque un interessante documento del Giro 1979 tratto dalla trasmissione "Tutti al Giro" (corrispettivo del "Processo alla Tappa") condotto da Aldo Falivena. Video tratto dal canale YouTube Storia Televisione



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