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domenica 28 maggio 2017

Radio Corsa - Il Punto sul Giro 100 (08)

#tuttoilcalcioblog


di Stefano Stradotto

La Centesima edizione del Giro d'Italia, c'era da aspettarselo, non è stata un'edizione come tutte le altre, è stata indiscutibilmente l'edizione più incerta ed equilibrata dell'era moderna, se non di sempre. Quando mancano infatti meno di 24 ore alla chiusura di Milano sono ben quattro i corridori in lotta per la maglia rosa finale, racchiusi in meno di un minuto: Quintana in maglia rosa, Nibali a 39", Pinot a 43", Dumoulin a 53". Senza dimenticare che fino al sesto posto la forbice si allarga solo di un'altra trentina di secondi, con Zakarin distante 1'15" e Pozzovivo a 1'30", questi ultimi i più attivi nel finale della tappa con arrivo ad Asiago.
Un finale entusiasmante dunque, che ha regalato un week-end come pochi altri nella pluricentenaria storia del Giro e delle corse a tappe in generale. Una due giorni che aveva visto la diciannovesima tappa di venerdì mettere le basi per un simile thriller. La maglia rosa Dumoulin aveva infatti incontrato sull'ultimo arrivo in salita di Piancavallo la giornata di difficoltà che un po' tutti aspettavano, prima nella discesa di Sappada a causa di una clamorosa leggerezza che lo ha portato a pedalare nelle retrovie del gruppo mentre i suoi compagni prendevano la discesa ad alta velocità staccando di conseguenze il loro stesso capitano (!) e lanciando involontariamente l'attacco dei vari Nibali, Quintana, Pinot, Pozzovivo con i rispettivi compagni. L'errore tattico marchiano della Sunweb, senz'altro il più clamoroso dell'intero Giro, non ha però mandato inizialmente fuori giri l'olandese che si è riportato sotto anche grazie alle alleanze più o meno causali strette in corsa con i connazionali Kruijswijk e Mollema, anch'essi attardati. Lo sforzo compiuto ha però portato l'ex maglia rosa a trovarsi con meno energie del previsto sulla salita finale, dove la sua difficoltà è stata nettissima. Ed è qui che probabilmente, anche valutando la situazione a posteriori dopo la tappa di Asiago, i suoi avversari hanno perso l'occasione di farlo uscire dai giochi. Nel momento in cui Dumoulin si è staccato eravamo infatti a inizio salita, un ritmo più incalzante o attacchi decisi davanti avrebbero portato gli altri big a guadagnare ben più del minutino che invece l'olandese ha pagato al traguardo. Ma il ritmo infernale necessario per ottenere questo risultato non è mai arrivato, Nibali e Quintana hanno allungato solo nel finale e per il resto si sono affidati al ritmo intenso ma regolare dei loro compagni superstiti. D'altronde non si può neanche infliggere ai due una bocciatura in quanto il motivo di questa occasione parzialmente non sfruttata è molto semplice: le gambe non potevano dare di più, e questo ha comportato un livellamento di valori ed un equilibrio che ha originato la classifica più incredibile che si ricordi.

Nella ventesima tappa con arrivo ad Asiago, l'ultima in linea, la situazione si è dunque presentata già al limite dei secondi, ma con la necessità di attaccare Dumoulin come se virtualmente indossasse ancora la maglia rosa, pensando alla cronometro finale che lo favorisce non poco. Ci hanno provato tutti, Vincenzo Nibali per primo, sull'ultima salita del Giro verso Asiago, ma ecco che al di là delle poche forze rimaste in campo è emerso a questo punto un altro problema di questa edizione, problema, si intende, per chi avrebbe voluto fare più differenza in salita: praticamente mai nei finali di tappa del Giro disegnato per questa Centesima edizione i corridori si sono trovati a dover affrontare una salita veramente dura, dalle pendenze proibitive, un Mortirolo, uno Zoncolan, un Colle delle Finestre tanto per fare dei nomi. La salita finale più dura come pendenze è stata di fatto il Blockhaus, affrontato in un momento del Giro completamente diverso da quello rappresentato dalla terza settimana, per il resto si è trattato di ascese abbastanza pedalabili, Etna, Oropa, Piancavallo stessa, tanto più quella sabato. Questo dato non può dunque che aver favorito un corridore come Dumoulin che nonostante la crisi di Piancavallo ed il terreno perso anche nell'ascesa verso Asiago si è comunque salvato grazie alle salite pedalabili, che gli hanno permesso di impostare il suo ritmo regolare gestendo così le difficoltà nella maniera migliore. Resta il fatto che Quintana non è certo al 100% della forma ma forse sì e no al 70, basandoci sul Quintana che abbiamo imparato a conoscere, e che Nibali a 32 anni è ancora un grandissimo uomo da corse a tappe ma fatica più che in passato a fare la differenza nel momento in cui decide di partire all'attacco in salita. Siamo certi che con due avversari al top della forma e con le salite dure cui facevamo riferimento poc'anzi Dumoulin sarebbe arrivato alla crono di chiusura non nelle condizioni di rimettere le mani sulla maglia rosa definitiva.
Ed invece eccoci nell'immediata vigilia della prova conclusiva con distacchi, come detto all'inizio, davvero storici. Dumoulin paga 53" da Quintana ma visto il tipo di crono, totalmente pianeggiante, e la lunghezza da non sottovalutare, quasi 30 km, resta il grande favorito per il successo finale. Nibali e Pinot precedono per ora a loro volta l'olandese ma con appena 14 e 4 secondi di margine. Da tenere d'occhio perfino il russo Zakarin, quinto a 1'15" e ottimo cronoman, mentre Domenico Pozzovivo a crono pagherà ed ha dunque esaurito ad Asiago le chance di quello che resta in ogni caso il miglior Giro della sua carriera.
L'unica speranza per gli avversari di Dumoulin è che l'olandese non sia al meglio e paghi le fatiche di queste tappe comunque accesissime e tirate. Se le cose dovessero invece andare in maniera lineare, non crediamo possa esserci un finale a sorpresa, anche volendo smussare i distacchi abissali dati da Dumoulin agli avversari nella crono del Sagrantino a metà Giro; basti pensare che Quintana prese più di 3 minuti, Nibali poco più di 2.. Tuttavia, stante la difficoltà che dovrebbe incontrare l'attuale maglia rosa Quintana, qualche speranza può nutrirla Pinot, ottimo primo ad Asiago e campione francese a cronometro, ma attenzione allo stesso Vincenzo Nibali.. Lo Squalo ha dimostrato di avere sette vite se non di più quando si tratta del momento decisivo di una corsa a tappe, e non sono stati comunque rari i casi in cui è riuscito a sfoderare grandi prove a cronometro non perdendo molto dagli specialisti. Difficile, forse impossibile, ma questo Giro 100 ci sta dimostrando che certi termini è bene non usarli con troppa sicurezza... Un Giro che in ogni caso, al netto di critiche tecniche varie ed eventuali, ha onorato la storica edizione di questa annata con una corsa che resterà nella storia delle gare a tappe.




Con il nostro percorso nella storia del Giro approdiamo agli anni '90, il cui inizio è contrassegnato dal duello Bugno-Chiappucci, ai quali si aggiungerà di lì a poco il dominatore Indurain. Intanto però il Giro 1990 è di Gianni Bugno, in grado di indossare la maglia rosa dal primo all'ultimo giorno di corsa, una vera rarità oltre che una grande impresa. In questo filmato con telecronaca di Adriano De Zan e Vittorio Adorni ecco la decisiva tappa del Passo Pordoi. Grazie al canale YouTube "vacanzecaluri"

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