di Remo Viazzi (da removiazzi.it )
Luglio 2012: in due settimane (13, 21 e 27 luglio) Genova piangeva la 
morte di tre suoi illustri concittadini: Alfredo Provenzali, Arnaldo 
Bagnasco e Cesare Viazzi, tre giornalisti, tre uomini che – a diverso 
titolo – hanno dato lustro alla città influenzandone la vita culturale e
 portando in giro per l’Italia il nome di Genova. Oggi, a dieci anni 
dalla morte, tutto tace, nessuno sembra ricordarsi di loro è la città, 
che pare non avere l’esigenza di un assessore alla cultura, perde 
l’occasione per ricordarli. Anche la Regione, dove pure siedono in ruoli
 apicali due giornalisti, “buca” la notizia. Il ricordo, privato, è 
lasciato a Messe poco partecipate e necrologi che nessuno legge.
I 
tre, tre caratteri diversi, tre visioni del mondo diverse, si 
conoscevano e si stimavano, così come conosciuti e stimati, ognuno nel 
loro campo (giornalistico e non), erano nel resto del Paese: d’altra 
parte in diversi momenti delle loro carriere hanno rivestito appunto 
“ruoli e posizioni nazionali”. La ricorrenza del decennale della loro 
scomparsa, così significativamente racchiusa in pochi giorni (a mio 
padre morente non avemmo cuore di dire né che era morto Alfredo, né 
Arnaldo), sarebbe stata la giusta occasione per un omaggio o un qualche 
tipo di manifestazione che ricordasse tutta una “scuola genovese” 
prestigiosa e celebre, cui si sarebbero potuti aggiungere anche Enzo 
Tortora e Paolo Villaggio… I primi due che mi vengono in mente… Due 
“qualunque”. Invece…
Sorte analoga è toccata pochi mesi fa anche a 
Vito Elio Petrucci, del quale ricorreva il ventesimo anniversario della 
morte, faticosamente ricordato in alcune belle manifestazioni quasi del 
tutto ignorate dai rappresentanti delle istituzioni e dai Genovesi, meno
 (per fortuna) dal mondo dell’informazione.
Almeno Arnaldo Bagnasco, 
dal 1999 al 2008 presidente di Palazzo Ducale, ideatore dell’importante 
mostra El siglo de los Genoveses, cui è da ascrivere il primo rilancio 
del nostro barocco quale esperienza artistico culturale di caratura 
mondiale, avrebbe meritato qualcosa di più, ma si sa, nemo profeta in 
patria.
Sempre troppo abituati a inseguire progetti che facciano 
“cassetta”, attenti solo al successo di pubblico, proni al 
“politicamente corretto” e plaudenti a tematiche e iniziative non 
“divisive” e massimamente “allineate”, si perdono spesso di vista fatti e
 personaggi della vita culturale della città, che meriterebbero un 
ricordo, un approfondimento e che darebbero l’occasione di rivendicare e
 sottolineare il ruolo di primissimo piano di Genova nel panorama 
nazionale.
In questo caso si sarebbe trattato di aprire una 
riflessione è far luce sul mondo del giornalismo (Bagnasco e Viazzi 
furono anche docenti universitari a Imperia e Genova), un ambito in cui 
la città si è sempre mostrata “generosa”, ma – come detto – la loro 
influenza sulla vita culturale della città è stata più profonda e 
pervasiva e basterebbe una rapida ricerca sui internet per rendersene 
conto.
Un piccolo evento, un omaggio alla memoria, un’onorificenza, 
un premio post mortem, la titolazione di un’aula, insomma con poca 
fantasia si sarebbe potuta mettere in piedi una qualche iniziativa utile
 a ricordarli e funzionale a un’analisi più ampia di un momento 
importante e significativo della città, collegato strettamente al mondo 
del teatro, dello spettacolo, dello sport e della cultura in genere, 
laddove ancora oggi – in stretta continuità con il passato – Genova non 
smette di sfornare talenti, che spesso li ebbero maestri. Non credo non 
ci sia stata la volontà, quanto piuttosto l’ignoranza totale di questa 
triste ricorrenza… Forse è ancora più grave!
È risaputo che Marco 
Bucci è alla ricerca di un nome cui affidare la delega alla cultura: 
episodi come questo dovrebbero indurlo a escludere l’idea di un nome 
blasonato proveniente da fuori Genova, così come non sarebbe un profilo 
giusto nemmeno quello di un qualche iperspecialista di questo o quel 
settore. Piaccia o no un Assessore è una figura politica e non tecnica, o
 non esclusivamente tecnica.
Per quanto la scuola di Lauro Magnani 
abbia contribuito non poco alle recenti fortune culturali cittadine (e 
giustamente, sia detto per inciso), Genova è molto di più del suo 
Barocco, che forse non ne rappresenta nemmeno l’apice. C’è il Medioevo 
(con annessa fortissima scuola di pensiero e di studi), ci sono Colombo,
 Mazzini, il Risorgimento, la musica, i cantautori, l’epopea 
industriale, i viaggiatori, i poeti, i giornalisti, gli scienziati e chi
 più ne metta.
Pionieri sempre in molti campi dello spirito umano, 
proprio come lo sono stati Provenzali, Bagnasco e Viazzi, uomini di 
cultura, di stile, di ingegno, professionalità e signorilità 
colpevolmente dimenticati dalla città e dalle sue istituzioni nel 
decennale della loro scomparsa: sic transit gloria mundi.
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Si ringazia Remo Viazzi per la gentile concessione
 

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