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giovedì 24 febbraio 2011

Con un Cucchi così, non si perde mai

Prevale l'amarezza dopo la sconfitta dell'Inter nell'andata con il Bayern Monaco in una partita di grande intensità, parecchio avvincente. Una partita che si sarebbe potuta vincere con un pizzico in più di fortuna, una partita che si stava incanalando sul pareggio ma che i Campioni d'Europa hanno perso con l'ennesima insicurezza di Julio Cesar. E' lo sport, ci sta, in una sfida da tripla, in una riedizione della finale dell'anno scorso. Sarebbe potuta finire in qualsiasi modo, è finita nella maniera più crudele, alle ultime battute, ma è ancora tutto aperto in vista del ritorno. Il Bayern nel 1989 ribaltò uno 0-2 subito in casa propria (con la discesa di Nicola Berti), speriamo che l'Inter possa ricordarsi di quella rimonta patita in Uefa e restituirla al mittente 21 anni dopo. La partita di San Siro è stata la prima vera radiocronaca integrale di questi ottavi di Coppa. E' banale dirlo, ma con Riccardo Cucchi (ed anche Tarcisio Mazzeo), non si perde mai. La fortuna di poter accendere la radiolina e sentire vocì così eccezionali è sempre un successo. Il maestro del microfono non si è smentito e ci ha raccontato con la consueta maestria, tempismo e classe inimitabile che lo contraddistingue ogni attimo del rotolare palpitante del pallone del Meazza. Ed anche con grande competenza calcistica, sapendo sempre inquadrare le fasi di lettura della partita senza tirarla troppo lunga, ma sintetizzando in poche parole, centrando i noccioli della questione: Inter a fiammate, Bayern più continuo. Ed è effettivamente stato così. Forse è stato troppo buono, a nostro avviso, con Julio Cesar: ma non è mai stato nello stile di Cucchi crocifiggere ed addossare colpe esclusivamente ad un giocatore, lasciando ad altre trasmissioni ed altre sedi il gioco a massacro da bar. Ha detto Tarcisio Mazzeo in chiusura: il Bayern non ha rubato nulla.
Ci dispiacerà se Riccardo Cucchi non dovesse commentare nemmeno una delle partite di ritorno, visto che dal 2007/2008 (la prima stagione da quando è diventato caporedattore) non ha più seguito sfide all'estero delle italiane in Coppa dei Campioni, ad eccezione delle finali. L'ultima risale al 24 aprile 2007: Manchester United-Milan 3-2, semifinale d'andata. Chissà, speriamo in una sorpresa. Quattro anni sono tanti per il numero uno attuale del microfono. E pensate se tutte e tre le italiane dovessero uscire al ritorno...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Riccardo Cucchi non si tocca, per la carriera luminosa che ha alle spalle e per ciò che di conseguenza rappresenta per la radio e per 'Tutto il calcio'. Ma in realtà io credo che adesso il suo ritmo inizi a calare, e quindi il rischio è che l'incenso sia più che altro una lusinga formale. Nei ritmi veloci della trasmissione domenicale è ancora il numero uno, ma sulla distanza della radiocronaca lunga mi sembra che stia diventando un po’ più televisivo e meno radiofonico: se ci fate caso sono sempre più frequenti i casi in cui si limita a dare la sequenza dei calciatori che si scambiano la palla senza raccontare i veri movimenti della palla (ciò che si dice “far vedere la partita all’ascoltatore”). Chissà, magari tanti e intensi anni passati al microfono c’è un calo fisiologico. Comunque la bellezza della voce e l’eleganza dell’eloquio, unici a mio giudizio, rimangono quelli del grande radiocronista che io ascolto di continuo da quasi trent'anni: Dio salvi Riccardo Cucchi.

Ettore '76

Marco D'Alessandro ha detto...

Beh, è chiaro che gli anni passino per tutti. Nessuno può essere un ragazzo a 58 anni. Però, ad arrivarci a quasi 59 anni ed avere una forma come quella di Cucchi (gli dareste 59 anni a sentirlo? io mai). Dov'è la palla lui te lo fa capire già col tono della voce: qualcuno grida con la palla a metacampo e ti fa pensare di essere al limite dell'area piccola. A lui non sfugge mai di mano l'evento. I 40 metri, i 20 metri, la linea mediana, il lato corto dell'area, il lato lungo del campo (gliel'ho sentito ieri), il vertice dell'area o tante altre. Qualcosina avrà perso, ma poco, qualche tratto, in fondo. Però io credo che lui sia sempre lui e potrebbe mettersi in cattedra a dare lezioni a tutti (secondo me in alcuni tratti, anche allo stesso Repice).

NOTA

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